L'economista si difende così dall'accusa di avere indebolito la moneta unica
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Dopo l'accusa di aver fatto crollare il valore dell'euro con le sue parole, Claudio Borghi Aquilini, economista vicino alla Lega e presidente della commissione Bilancio all Camera dei deputati, interviene ai microfoni di Tgcom24 e si difende: "Mi attribuiscono il calo dell'euro sul dollaro, una potenza assoluta. Qualcosa che dovrebbe fare riflettere quelli che dicono che il nostro sistema euro è solidissimo. Basta travisare una mia dichiarazione a una trasmissione radio stamattina per mettere in crisi la moneta continentale, è paradossale. Io in realtà stamattina ho detto una cosa semplice, la stessa che ripeto da tempo, le mie convinzioni sulla moneta unica sono note, è inutile anche ripeterle, ma l'uscita dall'euro non è parte del contratto e quindi non è parte dell'agenda di governo, l'ha ripetuto anche il presidente del consiglio, è curioso che si debba continuare a dire la stessa cosa, evidentemente il fatto di scrivere di retroscena, di secondi pensieri, di piani segreti va bene per un romanzo di Tom Clancy o qualcosa del genere. Nel nostro caso stiamo facendo una cosa molto lineare, semplicemente proponendo di avere un minimo di risorse per mettere in atto il programma senza alzare le tasse".
E sull'ipotesi di un addio all'unione monetaria da parte del nostro Paese prosegue: "Se uno mi chiede cosa ne penso dell'euro, la risposta ufficiale è la stessa, la mia convinzione sulla moneta unica, ovvero che l'Italia avrebbe dei vantaggi da una moneta sovrana, ci ho scritto dei manuali, come posso smentire. Ma al di là della convinzione personale, c’è un contratto di governo precisissimo, l'argomento è stato trattato subito in prefazione: discutiamo la moneta unica o no? La risposta è stata no, e quindi basta. L'uscita dall'Italia dall'euro non è sul tavolo, non è nel programma".