Shanghai e Shenzhen, cedono quasi l'8%. Tokyo ha perso l'1%, Taiwan l'1,2%, Bangkok (-0,3%) e Seul lo 0,01%. La Banca centrale cinese ha disposto una maxi-iniezione di liquidità
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Borse asiatiche in profondo rosso nel giorno della riapertura dei listini cinesi dopo il prolungamento delle festività del Capodanno decretato da Pechino per fronteggiare l'epidemia di coronavirus. Shanghai e Shenzhen cedono quasi l'8%, bruciando 420 miliardi di dollari di capitalizzazione. Tokyo ha perso l'1%, Taiwan l'1,2%, Bangkok (-0,3%) e Seul lo 0,01%. Hong Kong resta sopra la parità (+0,1%) mentre cedono Singapore (-1,2%) e Giacarta (-0,6%).
Intanto sono almeno 24 tra province e municipalità cinesi, come Shanghai, Chongqing e il Guandong, che hanno rinviato la ripresa delle attività economiche e produttive a non prima del 10 febbraio per i timori di contagio del coronavirus di Wuhan. Sono aree che nel 2019 hanno pesato per oltre l'80% in termini di contributo al Pil della Cina e per il 90% all'export. L'Hubei, cuore dell'epidemia, non ripartirà prima del 14 febbraio, sempre che non si richieda una "appropriata estensione" del periodo di ferie, ha scritto venerdi' il Quotidiano del Popolo.
Maxi-iniezione di liquidità dalla Banca centrale cinese Nel frattempo la Banca centrale cinese ha iniziato a dispiegare le misure a sostegno della liquidità dei mercati e di supporto all'economia annunciate nel fine settimana per fronteggiare le ricadute dell'epidemia. Nel sistema sono stati immessi 150 miliardi di yuan, pari a 19,3 miliardi di euro, attraverso "repo" (pronti contro termine) a 7 e 14 giorni. Il tasso per entrambi i repo, forme di sostegno della liquidità a breve attraverso scambio tra cash e asset, è stato tagliato di 10 punti base per entrambi.
Banca centrale cinese: "Impatto del coronavirus limitato" La Banca centrale cinese ha però assicurato che l'impatto del virus sull'economia cinese "è limitato e non cambierà i fondamentali solidi a lungo termine della Cina". Secondo la Pboc il crollo della Borsa di Shanghai è dovuto ad alcuni "fattori irrazionali" o "al panico". Lo sviluppo economico della Cina, ha spiegato l'istituo, "ha ancora fattori positivi e mostra una forte capacità di resilienza".
Domanda di petrolio in Cina crollata del 20% La domanda di petrolio da parte della Cina è crollata di circa 3 milioni di barili al giorno, pari al 20% del fabbisogno totale, a causa degli effetti sull'economia delle misure di contenimento adottate da Pechino. Lo riporta Bloomberg, che cita top manager di gruppi petroliferi cinesi e occidentali. Si tratta probabilmente del più severo shock subito dalla domanda di petrolio dalla crisi finanziaria, nel 2008-2009, e del più repentino dall'attacco alle Torri Gemelle.