Dopo il tracollo innescato proprio dalla piazza nipponica, dal Sol Levante il primo segnale di ripresa. Ecco che cosa è successo lunedì
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La Borsa di Tokyo ha chiuso la seduta in deciso rialzo. Archiviato il lunedì nero, con il dato peggiore dal 1987, il Nikkei è rimbalzato salendo del 10,24% a 34.260 punti. L'indice ha dunque sovvertito gli effetti catastrofici dei timori di un rallentamento dell'economia statunitense, segnando già in apertura di seduta un +3,91%.
Il lunedì nero delle borse mondiali è iniziato con il crollo della Borsa di Tokyo sui timori di una imminente recessione Usa e la rivalutazione dello yen: -12,4%, la maggiore flessione giornaliera di sempre. A pesare sui mercati finanziari anche l'attesa dell'annunciato attacco iraniano a Israele. Contagiate da Tokyo, sono sprofondate anche le piazze europee, con un nuovo tonfo di Piazza Affari - la peggiore in Europa - che ha chiuso a -2,27% bruciando altri 15 miliardi, che portano a quasi 55 miliardi le perdite in tre sedute.
In Rosso anche le altre principali Piazze europee: Londra ha perso il 2%, Francoforte l'1,8% e Parigi l'1,4%. Mentre negli Usa Wall Street ha chiuso con una delle peggiori perdite in quasi due anni, col Dow Jones a- 2,60%, il Nasdaq a -3,43% e lo S&P 500 a - 3%.
Fino a venerdì i mercati puntavano sul fatto che l'economia mondiale fosse riuscita a uscire illesa dalla stretta monetaria globale, di cui si vede (o meglio, si vedeva) finalmente la fine. Venerdì, invece, i deludenti dati sul mercato del lavoro Usa hanno rimesso in discussione questo scenario. E dopo un giovedì e un venerdì in profondo rosso, le Borse hanno vissuto un'altra giornata difficile, che solo un recupero finale ha impedito di etichettare disastrosa. Al punto che il mercato ha iniziato a chiedere a gran voce un intervento di emergenza della Fed (accusata di aver stretto troppo il cappio attorno al collo dell'economia Usa).
Se le scommesse di un taglio di emergenza dei tassi da parte della Fed (che però avrebbe potuto provocare il panico sui mercati) si sono diradate, in molti chiedono però alla Banca centrale americana vigorose sforbiciate al costo del denaro: Jp Morgan e Citi ipotizzano due tagli da 50 punti base a settembre e novembre e uno da 25 a dicembre. Queste prospettive hanno affossato il dollaro, sceso a 1,1 sull'euro e crollato del 3% sullo yen, e provocato una normalizzazione della curva dei rendimenti, "invertita" dal luglio 2022. Evento quest'ultimo considerato l'anticamera di una imminente recessione.