Nell’ultimo anno la produzione manifatturiera è cresciuta del 2,3%, ma rimane ancora indietro rispetto ai livelli pre-crisi (-24,4%)
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Certamente non bisogna dimenticare fattori come il calo del prezzo del petrolio, il cambio euro-dollaro favorevole e il QE della Banca centrale europea, ma l'Italia sta evidenziando una risalita che potrebbe finalmente aver messo la parola "fine" alla recessione. Ne è convinto anche il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, che lo ha sottolineato nel corso del meeting Produzione e commercio: come cambia la globalizzazione.
In particolare dalle rilevazioni del Centro studi Confindustria emerge che la risalita dell'industria manifatturiera, sebbene all'inizio sembrasse zoppicare un po', è iniziata nella seconda metà del 2014, per rafforzarsi nei mesi seguenti.
Guardando ai singoli comparti salta immediatamente all'occhio l'importante crescita riportata dalla produzione di motoveicoli e rimorchi, +70%, o – anche se di entità più lieve – la risalita del farmaceutico, delle bevande, dell'abbigliamento e dei macchinari e attrezzature: +15%. Bene anche i mobili, +10%, mentre segnano ancora variazioni negative il legno, i prodotti in metallo e la pelletteria (-3,4%).
Secondo il Csc, nonostante il +2,3% registrato nell'ultimo anno, la produzione manifatturiera è ancora indietro del 24,4% rispetto al 2007, segno della presenza di alcune criticità: il divario tar Nord e Sud su tutte. In questo senso si pone il Masterplan del Governo per il Mezzogiorno.
Attraverso lo stanziamento (grazie anche ai fondi strutturali, FESR e FSE; ai fondi di cofinanziamento regionale e al Fondo Sviluppo e Coesione) di 95 miliardi di euro, da qui al 2023, destinato alle politiche di sviluppo, il Masterplan si pone come obiettivo il rilancio del Sud partendo proprio dai punti di forza, del tessuto economico meridionale, che meglio hanno risposto alla crisi. A tal fine, solo nel 2016, secondo le previsioni dell'esecutivo, per gli interventi nel Mezzogiorno verranno investiti circa undici miliardi di euro.