Già ad agosto l'ad di Illycaffè lanciava l'allarme: "Verso la tazzina di caffè al bar a due euro". Assoutenti: "Rischio sempre più reale"
caffè © Istockphoto
Le quotazioni del caffè sono alle stelle sui mercati internazionali e si teme che la situazione faccia aumentare pesantemente i prezzi al consumo. Sulla piazza di New York il valore della materia prima è in forte rialzo: la varietà Arabica ha registrato un rialzo del 70% da inizio anno a 3,19 dollari per libbra, ai massimi dal 1997, mentre la miscela Robusta è ai massimi dagli anni Settanta, a quota 5.306 dollari per tonnellata.
A guidare i rialzi del prezzo concorrono diversi fattori, dalla siccità che ha colpito il Brasile nel corso dell'anno alle difficoltà legate alla logistica. È recente poi l'annuncio di Nestlé, principale produttore mondiale di caffè, che aumenterà i prezzi riducendo la quantità nelle confezioni per assorbire in parte gli aumenti. A esacerbare ulteriormente le spinte sui prezzi potrebbe aver contribuito la corsa delle torrefazioni statunitensi ad accaparrarsi derrate, prima che entrino in vigore i dazi annunciati dal presidente eletto Donald Trump.
Già nel mese di agosto, di fronte ai continui rincari, Cristina Scocchia, ad di illycaffè, aveva sottolineato che "negli ultimi 3 anni il prezzo di una tazzina di caffè è aumentato del 15%. Oggi in media un caffè al bar costa 1.50 euro e si stima possa arrivare a toccare i 2 euro nei prossimi mesi a causa del prezzo della materia prima, il caffè verde, che è interessato da una elevata volatilità e da un trend rialzista senza precedenti".
"Oggi - aveva proseguito Cristina Scocchia - il caffè verde costa 245 cent per libbra, il 66% in più dell'anno scorso, oltre il doppio rispetto a 3 anni fa. Le cause sono molteplici, la prima è sicuramente il cambiamento climatico che potrebbe dimezzare i terreni coltivati entro il 2050. Basti pensare a quanto sta succedendo in questi mesi: si passa dalle piogge torrenziali in Brasile alla siccità in Vietnam. Ma nel breve e medio termine la filiera è sotto pressione anche a causa del problema legato al canale di Suez, che ha fatto lievitare i costi e allungato i tempi, e a causa delle speculazioni che riguardano più in generale le soft commodities".
E Assoutenti, per bocca del presidente Gabriele Melluso, conferma che "le forti tensioni che hanno investito le quotazioni del caffè si ripercuoteranno sui listini praticati al pubblico, portando a inevitabili ritocchi al rialzo per la classica tazzina servita al bar, ma anche per il cappuccino". Perché "dopo il caro-energia che ha fatto impennare i listini, i nuovi record toccati dalle quotazioni del caffè rischiano di far diventare sempre più reale e vicina l'ipotesi della tazzina a 2 euro paventata pochi mesi fa dai produttori: ipotesi che determinerebbe una stangata per le tasche dei consumatori e che provocherebbe una modifica radicale nelle abitudini degli italiani, considerato che in Italia vengono serviti nei locali pubblici circa 6 miliardi di caffè all'anno, generando un giro d'affari di circa 7 miliardi di euro".