Il Governo ha confermato l'errore nel calcolo della bolletta, ma non ha ancora fornito dati certi
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Da Milano a Napoli, da Genova a Cagliari. Sono molti i Comuni in cui i cittadini hanno pagato la tari, tassa dei rifiuti, con un importo gonfiato del doppio o addirittura del triplo rispetto alla quota dovuta. Il Governo, attraverso il Sottosegretario all’Economia Pier Paolo Beretta, ha confermato l’errore nel calcolo della tassazione, ma non ha ancora fornito dati certi. Nel frattempo i cittadini possono verificare se hanno pagato di più e chiedere il rimborso.
Come fare - Bisogna esaminare la bolletta e guardare nel dettaglio la composizione della tariffa. Se oltre alla dicitura “Domestica - componenti” seguita dal numero effettivo di chi abita in quella casa, sono presenti altre quote con la dicitura “Domestica-accessori” o “Domestica competenze” seguita da un numero di componenti, che in generale è pari a 1, significa che è stato pagato un importo maggiorato. Si può chiedere il rimborso al comune, o all’ente erogante, entro 5 anni dall'accertamento dell’errato pagamento, attraverso una lettera da inviare per raccomandata o tramite mail certificata, allegando gli avvisi di pagamento tari contestata. In caso di mancata risposta o rifiuto si può decidere di procedere per vie legali o presentare ricorso alla commissione tributaria provinciale.
Le associazioni al fianco dei cittadini - A supporto dei cittadini si sono mosse anche tante associazioni di consumatori come Federconsumatori, Codacons e Adusbef. O come l’associazione Movimento difesa del cittadino che ha creato uno sportello ad hoc chiamato “Sos tari” al quale potersi rivolgere per un aiuto nella fase burocratica o per avere assistenza legale.