A maggio gli occupati sono scesi a 22,77 milioni contro i 22,78 milioni di trattamenti previdenziali. Con l'esplosione del Covid netto calo del numero dei lavoratori attivi
Con la pandemia il numero delle pensioni erogate in Italia ha superato quello degli occupati. In maggio il numero di chi aveva un'occupazione è sceso a 22,77 milioni, mentre le pensioni sono cresciute a 22,78 milioni. E' quanto segnala la Cgia di Mestre precisando che, tenendo conto del normale flusso in uscita dal mercato del lavoro per limiti d'età e per effetto di quota 100, da gennaio il numero delle pensioni è cresciuto di 220mila unità.
Più pensioni che buste paga - "Il sorpasso è avvenuto in questi ultimi mesi - spiega il coordinatore dell'Ufficio studi Paolo Zabeo -. Dopo l'esplosione del Covid infatti sono diminuiti i lavoratori attivi. Con più pensioni che impiegati, operai e autonomi, in futuro non sarà facile garantire la sostenibilità della spesa previdenziale, che ora supera i 293 miliardi di euro all'anno, il 16,6% del Pil".
Differenze territoriali - Anche se gli ultimi dati disponibili a livello territoriale non sono recenti, tutte le otto regioni del Sud hanno un numero di pensioni superiore a quello degli occupati. Tra le province meridionali solo tre segnano un saldo positivo (più lavoratori attivi che pensioni erogate): Teramo, Ragusa e Cagliari. Al Nord invece l'unica Regione che arranca è la Liguria, con saldo negativo in tutte le 4 province, mentre nel Friuli Venezia Giulia il saldo è pari a zero. Al Centro male anche l'Umbria e le Marche.
Le età di regioni e province - A livello regionale l'età più elevata è in Liguria, con 48,46 anni in media, seguita dal Friuli (47), dal Piemonte (46,54), dalla Toscana (46,52) e dall'Umbria (46,49). A livello provinciale, l'area più vecchia è Savona (48,85 anni in media); seguono Biella (48,70), Ferrara (48,55), Genova (48,53) e Trieste (48,39). Le province più giovani sono invece Bolzano (42,30), Crotone (42,18), Caserta (41,35) e Napoli (41,31).