I grandi istituti bancari del Nord Europa hanno più del 20% del loro attivo in derivati. Lo evidenzia un'analisi della Cgia sui dati dell'Autorità Bancaria Europea relativi a marzo per le banche finlandesi, inglesi e tedesche. In Italia la quota è del 5,3%, meno della metà rispetto alla media Ue (12,9%). "Non è da escludere - sottolinea la Cgia - che i derivati possano rappresentare un rischio sistemico, specie in questa fase di turbolenza".