Speciale Chiara Ferragni, il pandoro-gate
assemblea movimentata

Il pandoro più caro della storia: a Chiara Ferragni costa 6 milioni salvare la sua società

L'influencer e imprenditrice digitale e i suoi soci metteranno mano al portafoglio per risollevare Fenice dopo la bufera sulla beneficenza

11 Mar 2025 - 13:15
 © Instagram

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Chiara Ferragni e i suoi soci si non riuniti per decidere il futuro di Fenice, la società che possiede i marchi dell'imprenditrice digitale e che rappresenta il cuore del suo business. Un business che, dopo la bufera del pandoro-gate e delle uova pasquali, ha bisogno di una bella iniezione di liquidità da parte dei soci: ben 6,4 milioni di euro.

L'aumento di capitale è un'operazione finanziaria con cui i soci di un'azienda investono nuovi fondi per rafforzarne il patrimonio. Quando una società si trova in difficoltà economica, come nel caso di Fenice, questa iniezione di liquidità serve prima a ripianare le perdite accumulate (in questo caso 10,2 milioni di euro) e poi a fornire le risorse necessarie per ripartire con nuovi progetti. 
 

I numeri

 Fenice ha accumulato perdite per 10,2 milioni di euro tra il 2023 e i primi undici mesi del 2024. Il patrimonio è andato sotto zero per 6,2 milioni. Insomma, senza un intervento rapido la situazione rischiava di diventare insostenibile.

La proposta sul tavolo era quella di un aumento di capitale che, una volta ripianate le perdite, lascerebbe alla società 200mila euro per ripartire. E Ferragni si è detta pronta a fare la sua parte, anche coprendo l'intero importo se necessario.

Un socio sul piede di guerra Ma non tutti erano d'accordo. Pasquale Morgese, imprenditore pugliese del settore calzaturiero che possiede il 27,5% di Fenice attraverso le sue holding, ha dato battaglia. Prima ha tempestato di domande i vertici della società, chiedendo spiegazioni su varie voci di bilancio. Poi ha votato contro la proposta, annunciando che impugnerà la decisione.

Non solo: i rappresentanti di Morgese hanno anche fatto sapere che intendono avviare un'azione di responsabilità contro Chiara Ferragni, Paolo Barletta (altro socio con il 40% attraverso la società Alchimia) e Fabio Damato, ex direttore generale e braccio destro dell'influencer fino a giugno 2024. Secondo Morgese, gli ex amministratori avrebbero gestito male la società prima di dimettersi lo scorso novembre.

Un manager per la svolta

 A tenere le redini dell'assemblea è stato Claudio Calabi, nominato amministratore unico di Fenice quattro mesi fa proprio per gestire la crisi post-Balocco. Manager con esperienza in ristrutturazioni aziendali, è stato scelto con l'accordo di tutti i soci per rimettere la società in carreggiata.

Nuovi progetti all'orizzonte

 Nonostante le tensioni, l'aumento di capitale è stato approvato a maggioranza. Questo permetterà a Fenice di guardare al futuro e sviluppare un nuovo piano industriale. Come riporta il "Corriere della sera", la società starebbe pensando di diversificare il business puntando sul make-up, la gioielleria e la pelletteria, con un occhio ai mercati internazionali. Il target rimarrebbe quello delle giovanissime, tra i 15 e i 28 anni. Primi contatti con potenziali partner ci sarebbero già stati ma andranno trasformati in accordi concreti.

Sembra quindi che, nonostante le difficoltà e le liti tra soci, Chiara Ferragni sia determinata a voltare pagina e ricostruire il suo impero dopo la tempesta mediatica e commerciale degli ultimi mesi.

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