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Il "chapter 15" presentato a New York. La società schiacciata da oltre 270 miliardi di dollari di debiti. Wsj: "Si teme un caso Lehman Brothers in Cina"
Il colosso cinese dell'immobiliare Evergrande ha presentato istanza di fallimento a New York. Nel marzo di quest'anno, Evergrande aveva già presentato un piano di ristrutturazione multimiliardario per ripagare i suoi creditori internazionali. La società aveva più di 270 miliardi di dollari di passività. La società ha poi voluto chiarire: "Non è bancarotta, vogliamo ristrutturare il debito".
Evergrande, preso atto delle notizie riportate dai media, "desidera chiarire che la società sta portando avanti la sua ristrutturazione del debito offshore come previsto. L'istanza (ex capitolo 15 depositata a Manhattan, a New York, ndr) è una normale procedura di ristrutturazione del debito offshore e non comporta istanza di fallimento". Lo si legge in una comunicazione inviata da Evergrande alla Borsa di Hong Kong, dove i titoli sono sospesi dalle contrattazioni da lungo tempo. Poiché le obbligazioni denominate in dollari Usa sono disciplinate dalla legge di New York, "la società ha presentato ricorso alla Corte degli Stati Uniti ai sensi del Capitolo 15 del Codice fallimentare degli Stati Uniti per il riconoscimento degli schemi di accordo nell'ambito della ristrutturazione del debito offshore per Hong Kong e le Isole Vergini britanniche".
L'istanza, precisa la nota, "è una normale procedura di ristrutturazione del debito offshore e non comporta istanza di fallimento". Pertanto, "si ricorda ai detentori dei titoli della società e ai potenziali investitori della società di prestare attenzione quando si trattano i titoli della società". Le azioni Evergrande sono sospese dalle contrattazioni della Borsa di Hong Kong a partire da marzo 2022, a seguito dell'inasprimento della crisi finanziaria generata dal crollo della liquidità e dal fardello di oltre 300 miliardi di dollari di debito.
Le difficoltà della cinese Zhongrong International Trust, che vende prodotti finanziari esoterici, preoccupano gli investitori che temono un "momento Lehman" per la Cina. Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, le difficoltà di Zhongrong si vanno a sommare a quelle dei colossi cinesi del settore immobiliare Country Garden Holdings ed Evergrande, facendo temere per la tenuta o per un possibile shock dell'economia cinese.
Evergrande era la più grande immobiliare cinese per vendite, ma travolta dai debiti, era fallita nel 2021, scatenando la peggiore crisi del mercato immobiliare cinese mai registrata. Nel marzo di quest'anno, Evergrande ha presentato un piano di ristrutturazione multimiliardario per ripagare i suoi creditori internazionali. Evergrande ha presentato istanza Usa di protezione dai creditori sulla base del Chapter 15, inteso ad aiutare le aziende a gestire i casi di insolvenza che coinvolgono più di un paese.
La crisi del settore immobiliare in Cina fa paura e rischia di far scattare un effetto domino su tutti i mercati mondiali. La Banca centrale cinese già nelle scorse ore aveva tentato di rassicurare annunciando che avrebbe adeguato e ottimizzato "le politiche immobiliari in modo tempestivo". Inserita nel rapporto sulla politica monetaria del secondo trimestre, la formula - spesso utilizzata dalla Pboc e dai contorni burocratici - è finita però nel mezzo delle turbolenze finanziarie in corso nel settore, tra le tensioni di contagio tra gli operatori del real estate e dei trust.
Hengda Real Estate, controllata di Evergrande, era finita nel mirino della China Securities Regulatory Commission (l'autorità di vigilanza e regolamentazione sui titoli) per la sospetta manipolazione dei dati finanziari, secondo i media locali. Evergrande, colosso immobiliare di Shenzhen, era stata la prima ad avere problemi finanziari a causa del debito superiore ai 300 miliardi di dollari e della stretta ai prestiti bancari decisa dalla leadership comunista: mercoledì aveva annunciato il rinvio della riunione dei creditori sulla ristrutturazione del debito offshore dal 23 al 28 agosto. Inoltre, la polizia cinese, ha riportato Bloomberg, ha fatto visita agli investitori di Zhongzhi Enterprise Group, il trust simbolo delle 'banche ombra', per scoraggiare in via preventiva possibili disordini.
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