Con gli aggiornamenti delle retribuzioni in base alla variazione dell’indice Istat dei prezzi al consumo c'è il rischio di dover pagare 125 euro in più al mese, che all’anno diventerebbero 2mila
Colf, badanti, baby-sitter: dal primo gennaio 2023 potrebbero costare il 9% in più e senza interventi del governo in tempi stretti per le famiglie datrici di lavoro si tradurrebbe in una spesa fino a 125 euro in più al mese, che all’anno diventerebbero 2.000. Colpa dell'inflazione e, di conseguenza, degli aggiornamenti delle retribuzioni in base alla variazione dell’indice Istat dei prezzi al consumo. L'allarme è stato lanciato dalla Fidaldo (Federazione italiana dei datori di lavoro domestico): "Siamo molto preoccupati perché il tempo per intervenire stringe".
Gli aumenti - Dal primo gennaio 2023, dunque, scatterà l’aggiornamento delle retribuzioni minime in base alla variazione dell’indice Istat dei prezzi al consumo, con l’adeguamento all’80% dell’inflazione. Il che si traduce in un incremento del 9% delle retribuzioni di colf, badanti e baby sitter per le famiglie, già alle prese con un’inflazione che a novembre continua ad essere sopra l’11%. Con il nuovo anno si potrebbe arrivare a dover pagare 125 euro in più al mese per lo stipendio di una colf o baby sitter, che all’anno diventerebbero 2.000. Nuovi costi a carico delle famiglie che saranno compensati solo in parte dagli adeguamenti delle pensioni, di cui beneficerà una platea ristretta, o dal rinnovo dei contratti collettivi alcuni comparti scaduti da tempo.
I tempi - Entro il 20 dicembre il ministero del Lavoro dovrà convocare la Commissione nazionale per l’aggiornamento retributivo, così come previsto all’art. 38 del ccnl, e che in assenza di accordo tra le parti sociali scatterà l’aumento in via automatica. Per questo, sottolinea la Fidaldo, ci auguriamo "’auspicio che attraverso un confronto con le parti sociali si possa arrivare ad uno scaglionamento nel tempo di questi incrementi, che peseranno sui budget familiari già gravati dagli aumenti del prezzo del gas e delle bollette".
Le misure - Per alleggerire il carico della famiglie, dunque, per la Federazione dei datori di lavoro domestico ci sarebbe la necessità sia degli aumenti scaglionati nel tempo, sia di defiscalizzare il lavoro domestico. Secondo il presidente dell’associazione, Alfredo Savia, si tratta di una misura necessaria "per scongiurare il rischio di incremento del lavoro nero, fenomeno preoccupante che rischia di dilagare qualora le famiglie dovessero trovarsi nelle condizioni di non riuscire a far fronte a questi aumenti vertiginosi".