Secondo la Banca mondiale, anche il miglioramento della fiducia e le condizioni finanziarie internazionali aiuteranno la ripresa
© getty
La Banca mondiale prevede che il 2017 sarà un anno positivo e lo stesso vale per il 2018. Nel prossimo biennio il Prodotto interno lordo globale crescerà – nonostante le incertezze –, anche se uno studio di Pimco sostiene che ci sono molte probabilità che l'economia mondiale dovrà fare i conti con una nuova recessione nel 2022.
Nel Global Economic Prospects, gli analisti della Banca mondiale hanno lasciato invariato le stime di crescita. Il PIL globale dovrebbe aumentare del 2,7% nel 2017 (i Paesi industrializzati cresceranno dell'1,9% contro il +4,1% delle economie emergenti).
Meglio dovrebbe andare l'anno successivo: la crescita attesa per il 2018 raggiunge il 2,9% e che se confermata, si tratterebbe della performance migliore degli ultimi sette anni. L'incremento atteso è inferiore comunque di oltre tre punti percentuali al tasso di crescita medio di dieci anni fa, prima dell'inizio della crisi economica.
Tanti sono i fattori che contribuiscono alla crescita dell'economia: la Banca mondiale indica esplicitamente la ripresa del settore manifatturiero e del commercio, il miglioramento della fiducia e le condizioni finanziarie internazionali che rimangono positive.
La stabilizzazione dei prezzi delle materie prime incentiverà una ripresa delle esportazioni di commodities da parte dei mercati emergenti e dei Paesi in via di sviluppo. Allargando l'orizzonte temporale, però, uno studio di Pimco – la Pacific Investment Management Company, una società di gestione di investimenti – sostiene che, a breve, l'economia mondiale potrebbe affrontare una nuova recessione: ci sono il 70% di probabilità che ciò accada entro il 2022.
Tre sono i principali fattori di rischio indicati nel report: gli elevati livelli di debito, l'esaurimento della politica monetaria e il diffondersi del populismo. Secondo Pimco, il ritmo di crescita medio dell'Eurozona si attesterà dell'1,5% nei prossimi cinque anni (contro il 2% degli Stati Uniti).