I dati Istat certificano come il calo congiunturale dell’export, pari al -3,6%, sia legato alle vendite verso i Paesi extra-Ue
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Il rallentamento dei Paesi emergenti comincia a farsi sentire anche in Italia, tanto da aver dato un contributo negativo al nostro commercio con l'estero. Secondo l'ultima diffusione dell'Istat, infatti, le esportazioni e le importazioni di agosto hanno riportato un calo congiunturale, legato soprattutto all'interscambio con i Paesi al di fuori dell'Unione europea.
In particolare le vendite verso l'estero hanno riportato un -3,6%, gli acquisti un -2,6% e, mentre il calo delle importazioni è imputabile sia all'interscambio con i Paesi Ue (-2,6%) che con quelli al di fuori dell'area (-2,7%), per la contrazione delle esportazioni ha giocato un ruolo fondamentale il -8,2% delle vendite verso i Paesi extra-Ue.
Anche sul calo congiunturale dell'1,6% del periodo giugno-agosto ha influito una flessione delle esportazioni verso i Paesi fuori dall'Unione europea pari al 4,7%, bilanciata in parte dal +1% di quelle verso i Paesi Ue.
Di conseguenza le ripercussioni del rallentamento dei Paesi emergenti si notano, sebbene limitatamente, anche sul confronto tendenziale che riporta solo un +1% , nonostante le vendite verso i Paesi avanzati riportino crescite sostenute. Le vendite verso la Spagna sono infatti cresciute del 18,3%, quelle verso gli Stati Uniti del 13,1% quelle verso i Paesi Bassi del 9% e quelle verso Francia e Repubblica Ceca, in entrambi i casi , del 9,2%.
Che il rallentamento dei Paesi emergenti giochi un importante ruolo negli scambi commerciali dell'Italia con l'estero si può notare dalle performance delle esportazioni verso due Paesi come la Russia e la Cina (in rallentamento dopo anni di elevata crescita economica), entrambi facenti parte dei Brics. Verso Mosca le vendite sono scese, ad agosto, del 19%, mentre verso Pechino del 9,2%.