"BASTA CON I SUSSIDI"

Confindustria, Bonomi: "I dipendenti paghino Irpef da soli, come gli autonomi" | "Basta sussidi, non diventiamo il Sussidistan"

Il presidente di Confindustria sottolinea l'importanza di una riforma degli ammortizzatori sociali e boccia il reddito di cittadinanza: "Non funziona". E sui contratti: "Mai chiesto il blocco"

29 Set 2020 - 19:53

"Perché passare alla tassazione diretta mensile solo per gli autonomi? Facciamolo per tutti i lavoratori dipendenti, sollevando le imprese dall'onere ingrato di continuare a svolgere la funzione di sostituti d'imposta addetti alla raccolta del gettito erariale e di essere esposti alle connesse responsabilità". Lo ha chiesto il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, parlando all'assemblea degli industriali.

"Basta sussidi, non diventiamo il Sussidistan" - "Sarebbe una bella prova che lo Stato metta tutti sullo stesso piano senza più alimentare pregiudizi divisivi" sul caso Irpef, ha sottolineato ancora Bonomi, il quale ha poi ribadito la sua repulsione per il sistema dei sussidi. "I sussidi non sono per sempre, né possiamo o vogliamo diventare un Sussidistan", ha affermato. "Già l'estate doveva essere il momento di altre scelte su cui indirizzare più incisivamente il futuro. Serve tutt'altro: non sussidi, ma condizioni regolatorie e di mercato tali da tornare ad accrescere produttività e occupazione".

"Riforma degli ammortizzatori, il reddito di cittadinanza non funziona" - "Abbiamo inviato a metà luglio a governo e sindacati una proposta dettagliata di riforma degli ammortizzatori sociali, cui finora non abbiamo visto seguito", ha poi ricordato Bonomi. Il testo "si ispira al varo di vere politiche attive del lavoro, smontando la parte di reddito di cittadinanza non destinata al contrasto della povertà, ma in teoria alle politiche per il lavoro che di fatto non funziona".

"Al Sud i bonus non funzionano, puntare sulla legalità" - In Italia "abbiamo accumulato negli anni una lista molto numerosa di incentivi e bonus per il Sud, ciascuno di essi non ottiene i risultati indicati all'atto del varo", ha aggiunto il numero uno degli industriali italiani. "E' dunque sconsigliabile aggiungere altri bonus a tempo, ma bisogna inquadrare le risorse a questo scopo in pochi strumenti incisivi e nuovi, mirati ad aggredire i fattori che rappresentano il freno prevalente all'attrattività degli investimenti, le infrastrutture sia fisiche che digitali e la legalità".

"Occupazione in difficoltà anche nella prima metà del 2021" - Secondo le stime del Centro Studi di Confindustria, anche la prima metà del 2021 risulterà in difficoltà per quanto rigurada l'occupazione. Nonostante un parziale rimbalzo a luglio, in Italia il calo tendenziale dell'occupazione "resta molto ampio, con quasi 600mila persone occupate in meno rispetto all'anno precedente. Al calo degli occupati si associa un altro fenomeno che misura la sfiducia degli italiani sulle prospettive, ovvero un forte aumento degli inattivi (+475mila su luglio 2019)". I più colpiti "sono i giovani: del calo totale dell'occupazione, il 74% pesa sugli under 35. Sono in prevalenza giovani anche i nuovi inattivi (64%), che vanno ad aggiungersi all'esercito di chi in Italia non studia e non cerca più lavoro".

"Su Quota 100 no ai ritocchi che gravano sui giovani" - Avere una visione significa, all'esaurirsi di Quota 100 tra un anno, "non immaginare nuovi schemi previdenziali basati su meri ritocchi, come leggiamo quando si parla di Quota 101, cioè nuovi regimi che continuerebbero a gravare sulle spalle dei più giovani", ha osservato Bonomi parlando dell'anticipo pensionistico.

"Mai chiesto il blocco dei contratti, ma il rispetto delle regole" - Secondo Bonomi, Confindustria "sta subendo una serie di accuse sindacali, e non solo, su una presunta contrarietà al rinnovo dei contratti. Nessuno ha mai parlato di blocco della contrattazione. Mi sembra improprio essere considerati nemici dei contratti". Il numero uno degli industriali si è rivolto a Cgil, Cisl e Uil dal palco dell'assemblea pubblica, sottolineando di avere un "duplice dovere: avere un sacro rispetto per l'autonomia delle associazioni e al contempo richiamare fermamente tutti al rispetto delle regole". Bonomi richiama le regole che le parti hanno sottoscritto due anni fa. "Qualche leader sindacale ha dichiarato che gli imprenditori sarebbero `furbetti'. Se proprio c'è qualcuno che vuole fare il furbo è chi quelle regole due anni fa le ha firmate e oggi si inventa polemiche perché non vuole rispettarle".

"Recovery Fund? I soldi a pioggia non risolvono i problemi" - L'utilizzo delle risorse del Recovery Fund "deve esprimere una visione di fondo della crescita" e per questo serve "un grande e comune Patto per l'Italia" che "aderisca agli indirizzi Ue" e che veda la partecipazione di istituzioni, politica, tutti i maggiori soggetti economici e sociali del Paese. Un patto "con noi e con tutte le parti sociali", ha detto Bonomi. "Da troppi anni in Italia manca una visione, una visione di fondo capace di unire ciò che il nostro Paese sa fare con l'impatto della modernità, in una società che in 25 anni ha perso reddito e aumentato il tasso di diseguaglianza. Perché neanche 200 miliardi possono risolvere i problemi dandone una goccia a tutti".

"Con la rinuncia al Mes danno certo per il Paese" - "Nell'entusiasmo per i 208 miliardi di euro dall'Europa, e che si aggiungono al Sure e alle nuove linee di credito Bei, tende a svanire l'attenzione sul danno certo per l'Italia se il governo rinuncia al Mes privo di condizionalità", ha sottolineato ancora Bonomi.

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