Al momento il giro d'affari stimato del settore si aggira intorno ai 15 miliardi di euro all'anno, mentre l'ammontare dei canoni di concessione supera di poco i cento milioni di euro
A partire dal 2024 ci sarà una vera e propria rivoluzione per le concessioni balneari. Il Consiglio di Stato, infatti, ha deciso di prorogarle solo fino a dicembre 2023. Dal giorno successivo non ci sarà alcuna possibilità di proroga ulteriore, neanche per via legislativa, e il settore sarà aperto alle regole della concorrenza. Ciò significa che le concessioni saranno assegnate tramite una gara (a cui potranno partecipare i proprietari attuali).
Dai canoni di concessioni introiti non congrui rispetto ai ricavi Nella sentenza del Consiglio di Stato si sottolinea come il giro d'affari stimato del settore si aggiri intorno ai quindici miliardi di euro all'anno, "a fronte dei quali l'ammontare dei canoni di concessione supera di poco i cento milioni di euro". Una gestione più efficiente, quindi, comporterebbe un maggior introito per le casse pubbliche.
Tema divisivo nel governo Al momento il governo con il provvedimento sulla concorrenza non ha sciolto il nodo delle liberalizzazioni delle concessioni balneari, sul quale pende un conflitto con l'Unione europea sulla normativa sul mercato interno. Da fonti dell'esecutivo è trapelata l'intenzione di predisporre un nuovo intervento dopo la sentenza. Ma si tratta di un temo divisivo.
Salvini: "Spiagge e mercati italiani non sono in svendita" "Spiagge e mercati italiani non sono in svendita, si rassegnino i burocrati di Bruxelles e i loro complici", promette il leader della Lega Matteo Salvini. La sentenza "rappresenta un colpo mortale per il turismo balneare italiano", dice la presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, che chiede al governo di riferire in Parlamento.
Gli imprenditori del settore lanciano l'allarme Su posizioni opposte, Riccardo Magi (+Europa), per il quale il "Consiglio di Stato ordina ciò che chiediamo da anni" e ora va adeguato il ddl Concorrenza. Per il deputato del Pd Umberto Buratti serve subito una riforma organica. E gli imprenditori del settore lanciano l'allarme. "Si rende fortemente instabile un settore che conta circa un milione di lavoratori", dice Marco Maurelli presidente, di Federbalneari Italia.
La decisione del Consiglio di Stato Sono due le sentenze emesse dall'Adunanza plenaria del Consiglio di Stato (numeri 17 e 18) in cui si rimarca "l'eccezionale capacità attrattiva del patrimonio costiero nazionale" e si afferma che la perdurante assenza (nonostante i ripetuti annunci di un intervento legislativo di riforma, mai però attuato) di un'organica disciplina nazionale delle concessioni demaniali marittime genera una situazione di grave contrarietà con le regole a tutela della concorrenza imposte dal diritto dell'Ue, perché consente proroghe automatiche e generalizzate delle attuali concessioni (l'ultima, peraltro, della durata abnorme, sino al 31 dicembre 2033), impedendo a chiunque voglia entrare nel settore di farlo.
"Più concorrenza e qualità nei servizi" - Secondo il Consiglio di Stato - si legge in un comunicato - il confronto concorrenziale, oltre ad essere imposto dal diritto Ue, "è estremamente prezioso per garantire ai cittadini una gestione del patrimonio nazionale costiero e una correlata offerta di servizi pubblici più efficiente e di migliore qualità e sicurezza, potendo contribuire in misura significativa alla crescita economica e, soprattutto, alla ripresa degli investimenti di cui il Paese necessita".
Anche gli attuali concessionari potranno partecipare ai bandi - I concessionari attuali potranno comunque partecipare alle gare che dovranno essere bandite. Per consentire alla P.a. di "intraprendere sin d'ora le operazioni funzionali all'indizione di procedure di gara", per "consentire a governo e Parlamento di approvare doverosamente una normativa che possa finalmente disciplinare in conformità con l'ordinamento comunitario il rilascio delle concessioni demaniali", nonché per evitare l'impatto sociale ed economico della decisione, le attuali concessioni potranno continuare fino al 31 dicembre 2023.
Dal 1° gennaio 2024 via alle nuove licenze - Dall'1 gennaio 2024 non ci sarà alcuna possibilità di proroga ulteriore, neanche per via legislativa, e il settore sarà comunque aperto alle regole della concorrenza. Scaduto tale termine, quindi, "tutte le concessioni demaniali dovranno considerarsi prive di effetto, indipendentemente da se via sia - o meno - un soggetto subentrante nella concessione".