Secondo il Censis, i consumatori italiani trovano nella distribuzione moderna organizzata il punto di riferimento per diverse ragioni
© ansa
I consumi delle famiglie sono tornati a crescere – nel primo trimestre 2017 hanno registrato l'incremento più alto su base trimestrale dal 1999 (+1,3%) –, dopo anni molto difficili: la crisi economica ha costretto tanti italiani a ridurre gli acquisti (food e non), cambiandone anche le abitudini di acquisto. Qualcosa è rimasto immutato, però.
L'ultima indagine del Censis – lo studio analizza il ruolo sociale della Distribuzione moderna organizzata – sottolinea che la grande distribuzione (supermercati, ipermercati, centri commerciali, grandi magazzini…) rimane il punto di riferimento del consumatore.
I dati contenuti nel report Strategic Planner di Nielsen, che monitora l'andamento delle vendite dei beni di largo consumo nella Gdo, sembrano confermarlo: nel 2016 i consumatori dei nove principali mercati dell'Europa occidentale (Regno Unito, Francia, Germania, Italia, Spagna, Belgio, Paesi Bassi, Austria e Portogallo) hanno speso 4,3 miliardi di euro in più per i prodotti di largo consumo nella distribuzione moderna, in crescita dello 0,9% rispetto al 2015 (in Italia, l'incremento è stato dello 0,8%). La Gdo rimane il punto di riferimento dei consumatori per diversi motivi.
La convenienza è la ragione principale: secondo il Censis, il 91% degli italiani – la percentuale sale al 94,6% tra le persone a basso reddito – considera “importante” fare la spesa nei punti vendita della Gdo “per preservare il proprio tenore di vita”. Del resto, il 25,9% sostiene che, senza la convenienza offerta dalla grande distribuzione organizzata, il proprio tenore di vita sarebbe crollato durante la crisi economica.
Un'analisi di Altroconsumo ha quantificato il risparmio garantito dalla Gdo. Secondo lo studio – il rapporto ha analizzato oltre 1 milione di prezzi, in 922 punti vendita sparsi in 67 città italiane –, la spesa di una famiglia con due genitori e due figli, che spende circa 8.572 euro all'anno per i prodotti alimentari (dati ISTAT), potrebbe scendere a 5.755 acquistando i prodotti con il marchio della catena di distribuzione o a 4.621 con i prodotti degli hard discount.
Il risparmio è garantito anche alle coppie senza figli – per loro, la spesa media si aggira ai 6.507 euro l'anno, che potrebbero scendere a 4.369 nel primo caso o a 2.999 nel secondo – e ai single. In quest'ultimo caso, il risparmio stimato è pari a 2.209 euro, negli hard discount, o di 1.346 euro, con i prodotti a marchio della catena, sui 4.098 spesi mediamente in un anno.