Dopo il botta e risposta tra Confindustria e sindacati, il ministro del Welfare dice: "Il governo interverrà se le parti sociali non riusciranno a trovare una via"
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Il governo interverrà sulla riforma della contrattazione "se le parti sociali non riusciranno a trovare una via". Così il ministro del Welfare Giuliano Poletti: in questo caso "il governo si prenderà la responsabilità di prendere una posizione, ma in questo momento credo che sia ancora da auspicare il fatto che le parti sociali trovino il modo di fare quello che compete ad associazioni datoriali e sindacati".
"Il tema della contrattazione - ha ribadito il ministro - riguarda le parti sociali". Riguardo ad una possibile convocazione da parte del governo in caso di mancato accordo tra associazioni datoriali e sindacati, "il governo convocherà le parti quando sarà il momento, ma credo che sia utile avere ancora una fase di riflessione nella quale le parti possano considerare la situazione che si è determinata, poi, a quel punto, vedremo".
Il governo, ha aggiunto Poletti, "non ha esercitato la delega" prevista sul salario minimo "proprio per evitare di aprire un problema a fronte della volontà e della necessità che le parti trovino un'intesa". "Se le parti non troveranno un'intesa - ha detto - nel momento in cui si affronterà il tema dell'assetto della contrattazione, che riguarda anche la partecipazione e la rappresentanza, se sarà necessario intervenire lo si dovrà fare in maniera organica".
Sul tema è intervenuta anche Susanna Camusso che, dopo le dure parole di Giorgio Squinzi sullo stop alla riforma contrattuale, ha detto: "Trovo la dichiarazione di Confindustria straniante. Se il tema non fosse serio verrebbe da dire: siccome il pallone non è quello con cui gioco io, non voglio più giocare". Confindustria ha deciso l'apertura e la chiusura del negoziato da sola". Cosa si fa ora? "Si discute ai tavoli sui rinnovi. Confindustria ci ripensa? Noi eravamo pronti a discutere continuiamo ad essere pronti", ha aggiunto la leader della Cgil.
Il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan, ha invece affermato: "La questione sul modello contrattuale va ripresa usando il buonsenso", in modo che Confindustria, Cgil, Cisl e Uil si siedano "intorno a un tavolo con il massimo sforzo per definire il modello contrattuale e le relazioni industriali, perché sta a noi definirlo". "Il salario minimo per legge - ha sottolineato - sarebbe la fine del contratto nazionale".