Le misure del decreto sulle abitudini degli italiani

Coronavirus e zone rosse alle prese con lavoro, consumi, famiglie: ecco cosa cambia

Con le ultime restrizioni nel Nord Italia non si fermano attività produttive e trasporti. Ristoranti aperti fino alle 18, ma alcuni decidono di chiudere anche a pranzo

08 Mar 2020 - 15:35
1 di 9
© 1-9
© 1-9
© 1-9

© 1-9

© 1-9

"Il decreto non determinerà il blocco delle attività produttive, delle attività lavorative, né tantomeno il blocco dei trasporti e della circolazione delle merci da e per le zone rosse". Arriva da Assolombarda, attraverso le prime indicazioni che Confindustria ha ricevuto dal governo, la rassicurazione sulla nuova vita nel Nord Italia chiamato a fronteggiare con nuove misure il coronavirus. Cambiano le abitudini di famiglie e lavoratori, con il sindaco di Milano Sala che invita a stare a casa: "Serve buon senso". Ma come viene affrontato dai cittadini il primo giorno di quarantena?

Il primo giorno di quarantena a Milano - Non è una domenica come le altre, ma i milanesi non si sono chiusi in casa in attesa di capire le esatte prescrizioni del decreto del governo sulla "chiusura" della Lombardia. In molti hanno deciso di trascorrere la mattina al parco; in corso Buenos Aires, una delle grandi vie dello shopping milanesi, ci sono persone che passeggiano tra i bar e alcuni negozi ancora aperti.
 

Proprio aprire o chiudere è stato il dubbio di molti ristoratori della Lombardia. Una parte dei locali del centro di Milano è chiusa; altri, invece, hanno preferito restare aperti a pranzo ma fanno i conti con una bassissima affluenza. Fermo, intanto, lo shopping in centro: porte sbarrate nelle catene di fast fashion, alla Rinascente e alla Apple. Nei negozi aperti ingressi contingentati per il divieto di assembramento e le distanze di sicurezza.

Al momento, in attesa di direttive precise, comunque a Milano non saranno organizzate cinturazioni o posti di blocco per controllare chi entra ed esce dalla città. Nella seduta del comitato per l'ordine e la sicurezza, presieduto dal prefetto Renato Saccone, si sono invece stabiliti controlli a tappeto per assicurarsi che negozi e locali rispettino le norme su assembramento e orari.

L'invito del sindaco di Milano alle famiglie: serve buon senso -  "Il mio invito, semplicemente, è di stare in casa il più possibile. Diamo una dimostrazione di realismo e di buon senso", ha scritto il sindaco di Milano Giuseppe Sala, su Facebook. "Dobbiamo cambiare le nostre abitudini di vita, evitare il più possibile contatti non strettamente necessari. E ve lo dice uno che in queste settimane ha sempre sostenuto che le regole vanno applicate e non discusse, ma che ha anche cercato di mantenere alta la speranza e la volontà di non fermarsi di fronte alle difficoltà", ha aggiunto. "Solo se saremo uniti e non minimizzeremo la situazione potremo superare questo momento difficile - ha concluso. - Spieghiamolo bene ai nostri figli, prendiamoci cura degli anziani".

 

Assolombarda: nessun blocco a produzione o merci - "Secondo le prime indicazione che Confindustria ha ricevuto dal governo - scrive Assolombarda sul suo sito, rispondendo ai tanti dubbi che le imprese stanno sollevando in queste ore, - le attività continuano e quindi il tragitto casa lavoro è consentito; sul luogo di lavoro siano adottate da parte delle imprese misure di cautela e prevenzione". Non sono previsti blocchi di persone né di merci ma "è opportuno adottare misure di prevenzione e di cautela nei confronti dei trasportatori", invita Assolombarda, che per informazioni e supporto alle imprese ha attivato una task force.

Fontana conferma: niente limiti movimento merci-lavoratori - "Il presidente Conte mi ha garantito sulle due problematiche più sentite dalle imprese", ha risposto così il presidente della Lombardia Attilio Fontana sulle conseguenze per l'economia del nuovo decreto sul coronavirus. "La possibilità di circolazione delle merci e dei lavoratori sono considerate acquisite. Non ci sono limiti né alla circolazione delle merci né dei dipendenti, anche perché a quel punto tanto valeva dire che chiudevamo le aziende. Mettere le aziende nelle condizioni di produrre un prodotto e non lasciarlo portare al cliente... è inutile farglielo produrre".

Commenti (0)

Disclaimer
Inizia la discussione
0/300 caratteri