Le stime danno il Prodotto interno lordo di Eurolandia a -7,5% e quello degli Usa a -5,9%. Per l'Italia -9,1% nel 2020 e +4,8% nel 2021
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L'economia globale sarà travolta dal coronavirus: nel 2020 il Pil calerà del 3%, ossia 6,3 punti percentuali in meno rispetto alle stime di gennaio. Lo prevede il Fmi definendo ipotizzando una recessione peggiore della "Grande depressione" degli anni Trenta e decisamente peggio della crisi del 2008 (Pil -0,1%). Tuttavia se la pandemia svanirà nella seconda metà dell'anno, il Fondo prevede per il 2021 un Pil in crescita del 5,8%.
Alla contrazione non scampa l'Italia che, secondo le stime, vedrà il proprio Pil calare del 9,1% nel 2020: una flessione che la rende fanalino di coda del G7 e fra le peggiori in Eurolandia, dove si prevede un -7,5%. Solo la Grecia con un Pil in calo del 10% fa peggio del Belpaese. Nel 2021 ci sarà una ripresa, con il Pil in aumento del 4,8%. Il tasso di disoccupazione raggiungerà invece il 12,7% dal 10,0% del 2019. Rispetto a gennaio 2020, le previsioni per l'Italia sono state riviste al ribasso del 9,6% per quest'anno, mentre quelle per il 2021 sono state alzate del 4,1%.
Il Pil americano calerà del 5,9% per poi crescere del 4,7% il prossimo anno. Il tasso di disoccupazione è atteso in aumento del 10,4% nel 2020 e in calo al 9,1% nel 2021. Descrivendo il 'Great Lockdown', la grande chiusura, come una crisi senza precedenti una sorta di guerra, il Fmi mette in evidenza la "continua incertezza sulla durata e l'intensità dello shock". Incertezza che pesa sulla possibile ripresa del 2021: una ripresa "parziale con il livello del Pil che resterà decisamente al di sotto del trend pre-virus".
Le perdite complessive del Pil mondiale per la pandemia del coronavirus ammonteranno a quasi 9mila miliardi di dollari fra il 2020 e il 2021, più delle economie del Giappone e della Germania insieme. Secondo il capo economista del Fmi, Gita Gopinath, per la prima volta dalla Grande depressione saranno in recessione sia le economie avanzate sia quelle in via di sviluppo.
Rispetto alle già gravi previsioni economiche, ha aggiunto Gopinath, "sono possibili e forse anche probabili ricadute più gravi" dalla pandemia "se le restrizioni per il contenimento dovessero durare più a lungo, se le economie emergenti e in via di sviluppo fossero colpite più duramente, se l'inasprimento delle condizioni finanziare perdurasse o se si producessero ampie ferite a causa di fallimenti di imprese e disoccupazione".
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