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Confindustria: "Ripartire a breve o si ferma il Paese". Il ministro Boccia risponde: "Prima viene la salute degli italiani". Il vicedirettore dell'Oms, Ranieri Guerra: "C'è un rallentamento, ma pensare di aprire è difficile"
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L'Italia inizia a guardare alla "Fase 2" dell'emergenza coronavirus e Confindustria va in pressing. La richiesta al governo è quella di riprendere a produrre il prima possibile. A parlare sono gli industriali di Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Veneto. Il rischio "è che l'Italia spenga il motore". Ma il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia frena: "Prima la salute degli italiani". Il premier intanto studia una road map ma ai sindacati dice: troppo presto per riaprire.
Gli industriali delle quattro regioni del Nord che rappresentano il 45% del Pil italiano, rompono ogni indugio e sottoscrivono l'agenda per la riapertura e la difesa dei luoghi di lavoro. Nel documento arriva la richiesta di definire un piano di aperture programmate "mantenendo rigorose norme sanitarie e di distanziamento sociale". Anche tra gli imprenditori, infatti, le parole d'ordine sono "riapertura" e "sicurezza", perché il prolungamento del lockdown significa continuare a non produrre, perdere clienti e non fatturare con l'effetto che "molte imprese finiranno per non essere in grado di pagare gli stipendi del prossimo mese".
Non c'è solo la produzione a preoccupare gli imprenditori. Sul fronte della liquidità si guarda con grande interesse alle misure adottate dal governo: nel complesso la valutazione di Confindustria è "positiva" date le garanzie di "coperture elevate per imprese di tutte le dimensioni". Il problema, però, potrebbe essere la tabella di marcia: le aziende hanno bisogno di fondi freschi subito ma, inevitabilmente, gli schemi con Sace e Fondo di garanzia per le Pmi messi in campo dall'esecutivo avranno bisogno di qualche giorno per entrare a regime.
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La prospettiva di una ripartenza nei prossimi giorni non piace però alla scienza. Il vicedirettore dell'Oms, Ranieri Guerra, è chiarissimo: abbandonare le misure di contenimento sarebbe "deleterio, la curva sta diminuendo ma può risalire con nuovi focolai" e questo "vanificherebbe tutti i sacrifici fatti finora. E' il momento di serrare le fila". Che nel linguaggio degli scienziati significa è troppo presto per riaprire.
Una posizione condivisa in pieno dal ministro della Salute, Roberto Speranza, che, stando a quanto fanno trapelare fonti a lui vicine, sta facendo "opera di persuasione" per invitare alla cautela anche per quanto riguarda la riapertura delle sole attività produttive. Linea diametralmente opposta a quella di Italia Viva che, in scia alla richiesta che arriva da Confindustria, chiede di rimodulare le misure per consentire all'economia di ripartire. Tensioni che Conte dovrà sciogliere entro sabato per varare il nuovo Dpcm.
Tiene il punto anche il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia che ha risposto così a una domanda sulla richiesta di Confindustria di ripartire: "Il governo ha le idee chiare: dobbiamo mettere in sicurezza la salute degli italiani". Boccia sottolinea di comprendere le esigenze degli imprenditori, ma "ci saranno una valutazione scientifica e cabine di regia con Anci e rappresentanti delle parti sociali".
Il premier studia una road map: convocati i sindacati - Giuseppe Conte ha convocato i leader di Cgil, Cisl e Uil per un confronto sulla "fase 2" dell'emergenza coronavirus. Al termine della riunione, in videoconferenza, il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo ha dichiarato: "Il presidente del Consiglio ci ha confermato che, ad oggi, non ci sono ancora le condizioni per far ripartire le attività sospese. Prima di tutto la salute dei lavoratori".