Con la stretta creditizia cresce il rischio di usura anche nelle regioni del Centro e del Nord d’Italia
Gli impieghi bancari, ovvero l’insieme di operazioni attraverso le quali gli istituti di credito concedono risorse finanziarie alle imprese, sono diminuiti notevolmente nel corso degli ultimi dodici mesi (tra il maggio del 2015 e lo stesso mese di quest’anno). La causa, spiega la Cgia di Mestre, sono le difficoltà in cui versano, ormai da anni, molte banche italiane.
In particolare, segnala la Confederazione delle imprese artigiane, nel periodo considerato gli impieghi bancari alle aziende presenti sul territorio italiano sono diminuiti di 13,8 miliardi di euro. Una cifra che sale a quasi 117 miliardi di euro se si estende l’analisi al maggio del 2011. In percentuale si è osservato un calo degli impieghi dell’1,6% tra il 2015 eil 2016 e dell’11,8% tra il 2001 ed il 2016.
Nel dettaglio, mostrano le tabelle dell’analisi, gli impieghi sono passati dai 992,6 miliardi di euro del 2011 agli 889,5 miliardi del 2015 per scendere, infine, agli 875,7 miliardi del 2016.
Una tendenza che, avverte la Cgia, potrebbe alimentare un fenomeno che da 15 anni a questa parte non interessa più solo il Sud del Paese: l’usura. Non a caso a valori esigui come i 51,3 punti nell’indice del rischio di usura del Trentino Alto Adige, si contrappongono 95,8 punti dell’Emilia Romagna, i 104,2 delle Marche e i 106,1 dell’Umbria.
Dall’indice si osserva come più si scende verso le regioni meridionali e più l’indice aumenta: Calabria e Campania, ai vertici della classifica, hanno un indice di rischio di usura par a 157,3 e 152,7 punti.