Tuttavia una parte della popolazione italiana sente la necessità di continuare ad accantonare risorse economiche aggiuntive
Uno studio della Banca d'Italia sostiene che, negli anni successivi all'inizio della crisi economica, la quota degli italiani, che riteneva opportuno risparmiare, era cresciuta notevolmente (anche se, contemporaneamente, sempre meno famiglie reputavano “possibile” risparmiare). Nonostante le difficoltà, ad oggi, secondo un'indagine del dipartimento Consumer Economics ING, è cresciuta la percentuale di chi si ritiene soddisfatto dei propri risparmi.
Il 60% degli italiani interpellati nel corso dell'Indagine internazionale sul Risparmio realizzata dal dipartimento Consumer Economics ING – la ricerca è stata condotta coinvolgendo 15mila consumatori in 15 Paesi – ha ammesso di avere del denaro investito in conti di deposito, mentre il 30% ha affermato di possedere immobili diversi dalla prima casa.
Più basse le quote di chi ha dichiarato di aver investito in metalli preziosi (oro e argento) o in quote di fondi comuni e obbligazioni, citati (rispettivamente) dal 25 e dal 20% del campione. Ancora meno sono gli italiani che hanno comprato delle azioni, presenti nei portafogli del 15% del campione. Un dato in linea con la media europea, a dimostrazione del fatto che il comparto azionario viene percepito come rischioso dalla maggioranza dei consumatori, specialmente se paragonato ad altre forme di investimento.
L'indagine osserva che ad aumentare è stata la quota di chi si è dichiarato “soddisfatto” o “molto soddisfatto” dei propri risparmi, che si è attestata al 24%, pari al 7% in più rispetto alla rilevazione precedente ma comunque (ancora) inferiore rispetto alla media europea (32%). Tuttavia la necessità di continuare ad accantonare nuovi risparmi continua ad essere particolarmente sentita da una buona parte della popolazione italiana: il 50° Rapporto CENSIS rileva che, se potessero disporre di risorse economiche aggiuntive, il 34,2% degli italiani le terrebbe ferme sui conti correnti o nelle cassette di sicurezza.
Del resto, un'indagine sul risparmio e le scelte finanziarie degli italiani nel 2016 del Centro Einaudi e di Intesa Sanpaolo, condotta con Doxa, sottolineava che la maggior parte delle famiglie italiane ritiene che la perdita di reddito disponibile – le difficoltà della crisi economica hanno costretto molti italiani ad utilizzare parte dei propri risparmi – non sia stata recuperata del tutto. Questo spiega, anche se solo parzialmente, perché la crescita del potere d'acquisto degli italiani, cresciuto anche grazie al crollo dei prezzi del petrolio, non si è tradotto in un aumento dei consumi.