Secondo il Centro studi di Unimpresa, il timore di nuove tasse e la paura della recessioni hanno fatto crescere i depositi bancari
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Nel corso dell'ultimo anno, i risparmi delle famiglie sono cresciuti. Piuttosto che spendere il proprio denaro, gli italiani preferiscono tenerlo a portata di mano in contanti – o fermo su un conto corrente – da utilizzare in caso di necessità.
Secondo un'analisi del Centro studi di Unimpresa, basata sui dati della Banca d'Italia, le riserve – ovvero il denaro lasciato nei depositi e nei conti correnti – sono cresciute di oltre 80 miliardi nell'arco di un anno (giugno 2014 – giugno 2015). Ovviamente non tutti sono riusciti a risparmiare allo stesso modo. L'aumento del “tesoretto” delle famiglie, pari a 15 miliardi (+1,7%), è stato più contenuto rispetto a quello delle aziende (14 miliardi di euro, +7%) e delle banche (circa 52 miliardi, +16%).
Il motivo? I postumi della crisi economica e il timore di nuove tasse frenano i consumi, gli investimenti e bloccano la liquidità delle banche, spiega il Centro studi di Unimpresa. Tuttavia alcune famiglie potrebbero metter mano ai propri risparmi nelle prossime settimane.
Nonostante una diminuzione dei costi dell'energia, che si riflette leggermente su bollette e riscaldamento, da settembre a novembre, le famiglie italiane dovranno sostenere nuove spese. L'Osservatorio nazionale Federconsumatori ne ha calcolato l'importo, senza specificare gli aumenti delle singole voci relative a prezzi e tariffe ma considerando solo l'impatto complessivo della spesa “autunnale”. Dallo studio emerge che, sommando le diverse voci di spesa – scuola (libri e metà del corredo scolastico), la seconda rata della Tasi e della Tari, le bollette di acqua, luce, gas, telefono e la prima rata del riscaldamento –, le famiglie dovranno sborsare 1.760,23 euro. Un ulteriore esborso che va ad aggiungersi a quelli passati, sostenuti soprattutto per affrontare l'incremento delle tariffe dei servizi pubblici locali.
Nel periodo compreso tra giugno 2012 e giugno 2015, stando ad una stima di Confartigianato, le tariffe dei servizi pubblici locali (raccolta rifiuti, trasporti pubblici, parcheggi, istruzione secondaria, mense scolastiche, nidi d'infanzia comunali...) sono cresciute del 9,9% mentre l'aumento dell'inflazione è stato contenuto (+1,7%). Gli incrementi hanno pesato sulle tasche delle famiglie e degli imprenditori, specialmente negli ultimi due anni. Secondo lo studio, infatti, nell'ultimo biennio il costo delle tariffe dei servizi pubblici è cresciuto del 6,2% a fronte di "un modesto aumento" del tasso di inflazione, pari allo 0,5%.