CATTEDRALI NEL DESERTO

Crescono opere incompiute, Codacons: "Sono 868, sprechi per 4 miliardi"

La denuncia dell'associazione dei consumatori: "A ogni famiglia italiana costano 166 euro". Per completarle servirebbero 1,4 miliardi

21 Feb 2016 - 23:18

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In Italia si segnala un vero boom di opere incompiute, arrivate nel 2014 a quota 868 dopo le 692 del 2013 secondo l'ultimo dato disponibile dell'Anagrafe delle opere. A calcolarlo è il Codacons, secondo cui il costo per ogni famiglia italiana è di 166 euro. Lo spreco complessivo, secondo l'associazione dei consumatori, è di 4 miliardi. Servirebbero 1,4 miliardi per completare le opera avviate e mai completate.

Maglia nera alla Sicilia - Il record negativo spetta alla Sicilia, regione che vede sul proprio territorio ben 215 opere mai concluse. In Abruzzo le infrastrutture non portate a compimento sono passate dalle 33 del 2013 alle 40 del 2014; peggiora la situazione della Calabria: 64 incompiute del 2013, 93 nel 2014, mentre in Lombardia in un anno le opere non terminate sono passate da 19 a 35. Male anche la Puglia: 59 nel 2013, 81 nel 2014.

"Queste infrastrutture sono già costate in media 166 euro a famiglia - afferma il presidente dell'associazione, Carlo Rienzi -. Risorse sottratte alla collettività costretta a finanziare dighe progettate negli anni '60 e poi lasciate in stato di abbandono, porti inaugurati e mai utilizzati, strade che non portano in nessun posto perché lasciate a metà, strutture inutilizzate a causa degli elevati costi di gestione".

A Tor Vergata l'oscar dello spreco - "Il record assoluto dello spreco spetta senza dubbio alla Città dello sport di Tor Vergata, a Roma, costata finora ai cittadini oltre 607 milioni di euro", dichiara ancora il Codacons. "Il fenomeno delle opere incompiute, tuttavia, è assolutamente trasversale: attraversa l'Italia dal nord al sud, e accomuna regioni moderne e all'avanguardia come la Lombardia e il Veneto alle aree meno sviluppate del Mezzogiorno, a dimostrazione che gli sprechi non hanno colore politico o differenze territoriali".

"E pensare - conclude Rienzi - che i miliardi finora spesi per tali infrastrutture irrealizzate, avrebbero potuto abbattere la pressione fiscale per tutti i cittadini ed impedire la nascita di tasse come l'Imu o la Tasi, con benefici immensi per la collettività e l'economia nazionale".

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