Ci sono però le eccezioni: Esselunga e Coop sono le uniche ad aver riscontrato un aumento del fatturato, delle vendite alimentari e dei punti vendita.
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L'andamento della grande distribuzione organizzata, ovvero il sistema di grandi strutture per la vendita al dettaglio, è il vero e proprio riflesso degli effetti della crisi economica sul potere d'acquisto e sui consumi degli italiani. Stando agli ultimi dati Istat, infatti, le vendite delle imprese Gdo sono scese dello 0,1% a ottobre 2014 sul 2013 (stabili quelle non alimentari e in calo dello 0,1% quelle alimentari).
La Gdo, dunque, non conferma l'andamento degli anni passati. È infatti da giugno che, a parte qualche eccezione, il fatturato della grande distribuzione scende progressivamente, portando il comparto (che comprende super e iper-mercati, discount, liberi servizi e specialisti drug) a perdere il 2,1% tra gennaio e oggi, confermando la dinamica del 2013: primo anno di perdita nella storia della Grande distribuzione organizzata.
In particolare, spiega Nielsen analizzando i dati relativi a questi ultimi dodici mesi, il fatturato dei liberi servizi è sceso del 3,7% e quello dei negozi di frutta e verdura del 5,3%. Lieve discesa, rispettivamente dello 0,7% e dell'1,2%, anche per il fatturato dei Supermercati (negozi con superficie inferiore ai 2.500 metri quadri) e degli Ipermercati (superiore ai 2.500 metri quadri). Bene gli specialisti dei prodotti della casa e i discount, cresciuti del 4% e del 2,1%.
Secondo i dati raccolti da Iri (azienda specializzata nella fornitura di informazioni sui mercati del largo consumo) negli ultimi cinque anni hanno chiuso i battenti 118 supermercati, stessa sorte è toccata a sei Ipermercati e a 500 piccoli supermercati (i cosiddetti Superette, punti vendita con una superficie compresa tra i 200 ed i 400 mq), nel corso solo del 2013. Tra le altre cose, Mediobanca ha anche rilevato che la redditività della distribuzione al dettaglio ha perso dieci punti percentuali tra la media del 2003/2007 e oggi, passando dal 9,5% al -0,5%.
Come spesso accade ci sono però le eccezioni che confermano la regola. È il caso di Esselunga: il gruppo italiano che in fatto di utili, negli ultimi cinque anni, ha messo a segno la cifra più alta tra maggiori gruppi della Grande distribuzione. Si parla di 1,1 miliardi di euro contro i 157 milioni delle Coop, che invece primeggiano per la quota di mercato (15% contro l'11,4% della Conad, l'8,4% della Selex e “solo” l'8,2% di Esselunga).
Coop ed Esselunga sono anche gli unici due gruppi che negli ultimi cinque anni sono riusciti ad aumentare il proprio fatturato (rispettivamente del 5,2% e del 16,4%), il numero dei punti vendita (del 5,4% e del 2,9%) e le vendite dell'aggregato alimentare (dello 0,5% e dello 0,8% nell'ultimo anno). Esselunga primeggia anche per rapporto ricavi/metri quadri di superficie.
La catena presente solo nel Nord d'Italia supera infatti i 16 mila euro per metro quadrato, ben oltre i 6.800 euro per mq delle Coop e i 7.600 euro per metro quadro della media italiana. Secondo Mediobanca importanti sono poi le differenze con gli altri principali Paesi: in Italia la presenza di strutture della Grande distribuzione sopra i mille metri quadri è pari al 53%, nel Regno Unito si attesta invece all'80%, in Francia al 77% e in Spagna al 62%.
Il confronto con il resto d'Europa è aspro anche sul fronte dei volumi e dei prezzi di vendita. Mentre in Europa i primi, tra il 2008 e il 2013, sono cresciuti del 3,5% e i secondi del 12,7%, in Italia i volumi sono cresciuti solo dello 0,3% ,mentre prezzi sono saliti di appena il 3%.