Il misery index di Confcommercio ha toccato a gennaio il livello più basso dal 2012: 20,1 punti
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L'Italia sembra ormai essersi lasciata alle spalle la fase più negativa della crisi economica. Anche se è ancora presto per parlare di una piena ripresa economica, alcuni fattori fanno ben sperare. Il tasso di disoccupazione è sceso di un decimo di punto, la disoccupazione estesa sembra essersi stabilizzata e i prezzi dei beni e servizi ad alta frequenza di acquisto si sono leggermente ridimensionati.
A gennaio il tasso di disoccupazione è infatti sceso al 12,6%, lo 0,1% in meno rispetto a un mese prima. Per quanto riguarda il numero dei disoccupati, l'Istat nel primo mese dell'anno ha registrato una diminuzione di 21 mila unità rispetto a dicembre. In totale i disoccupati sono tre milioni e 221 mila. Il numero degli occupati è invece salito a 11 mila unità rispetto all'ultimo mese del 2014.
Legando il calo dei disoccupati all'aumento delle ore di Cassa integrazione utilizzate e all'aumento degli scoraggiati (novemila unità in più rispetto a dicembre) si ottiene un tasso di disoccupazione esteso al 16,7%, stabile sul mese precedente e in calo rispetto al 17,2% di novembre.
Sempre a gennaio, il Centro studi Confcommercio segnala un calo dei prezzi per i beni e i servizi ad alta frequenza d'acquisto. Dopo il -0,5% registrato a dicembre, nel primo mese dell'anno i prezzi sono diminuiti di un ulteriore 1,4%.
Una serie di fattori che ha comportato il secondo calo consecutivo del misery index della Confcommercio (l'indice che misura il disagio sociale): già a dicembre l'indice si era attestato a 20,8 punti – contro i 21,9 di novembre –, per poi scendere di altri 0,7 punti portandosi ai 20,1 di gennaio.
Altro fattore che potrebbe indicare un miglioramento della nostra economia è l'andamento dei consumi che sono ora fermi (un passo in avanti, comunque, rispetto alle flessioni dei periodi precedenti), ma che secondo le attese dovrebbero tornare a crescere nei prossimi mesi. Ovviamente la fase di stabilità rilevata anche dalla Confcommercio per la domanda di beni e servizi, indica che la ripresa, se ci sarà, sarà contenuta e che sarà difficile tornare ai livelli del 2012.
Negli ultimi tre anni, secondo quanto rilevato dall'Osservatorio Nazionale Federconsumatori, i consumi sono crollati del 10,7% (un calo che equivale a 78 miliardi di euro di spesa in meno). Guardando solo all'alimentare, da inizio crisi ad oggi, i consumi sono scesi di 11,6 punti percentuali mentre un altro settore vitale, quello della salute, ha visto scendere i consumi del 23,1%. Abbigliamento e calzature hanno invece riportato un calo del 26,9% tra 2008 e 2014, arredamento ed elettrodomestici del 20,2% mentre cultura e tempo libero del 14,2%.
Alla luce di tali dinamiche è dall'ICC (l'indicatore dei consumi della Confcommercio) che arriva qualche speranza. Lo stallo dei consumi emerso a gennaio è il risultato di una crescita dello 0,8% dei beni e servizi per la mobilità, del +0,5% riportato da beni e servizi ricreativi e dal +0,3% di quelli per la casa. Il contraccolpo che ha limitato la crescita dei consumi è arrivato invece dagli alimentari, bevande e tabacchi, scesi dello 0,8% e dai beni e servizi per la persona, scesi dello 0,6%.
Su base tendenziale i consumi di beni e servizi per la mobilità sono cresciuti del 2,4%, mentre quelli per le comunicazioni dell'1,2%. Più lieve invece, dello 0,3%, la crescita registrata da alberghi, pasti e consumi fuori casa. Gli alimenti , le bevande e i tabacchi sono invece scesi dell'1,1%. -0,8% per i beni e i servizi per la casa e -0,8% per gli abbagliamenti e le calzature.