A MILANO

Dalla salute al lavoro, l'intelligenza collettiva cambia il mondo

Milano, ospite di "Meet the media guru" Stefana Broadbent ha spiegato perché l'open knowledge sia ormai entrato nell’agenda di governi, gruppi d’influenza e di migliaia di imprese private

25 Mar 2016 - 10:27
 © sito-ufficiale

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L'intelligenza collettiva rappresenta il futuro. Tanto per il settore pubblico quanto per il privato. Ospite a Milano del secondo appuntamento dell'anno di "Meet the Media Guru", ciclo di incontri sull'innovazione e la cultura digitale, Stefana Broadbent ha spiegato come l'intelligenza collettiva emerga quando c'è un equilibrio fra tecnologia, governance e comunità, con obiettivi condivisi. In assenza di una di queste condizioni, il meccanismo si inceppa.

Nel suo apprezzato intervento, la Broadbent, scienziata sociale, antropologa e capo del Dipartimento di intelligenza collettiva del Nesta, l'organizzazione benefica con la missione di rendere il Regno Unito più innovativo, ha spiegato il motivo per cui l'Open Knowledge sia entrato nell'agenda dei governi, dei gruppi d'influenza e anche di migliaia di imprese private che la ritengono profittevole, oltre che utile. E ha illustrato alcuni casi concreti dove "il sapere collettivo" è stato applicato in diversi settori, dalla sanità (salute digitale), al lavoro (digital labor), sino alla politica (e-democracy).

Cos'è l'intelligenza collettiva - Ogni giorno migliaia di persone in tutto il mondo mettono in comune il proprio sapere, le informazioni e le competenze di cui dispongono per contribuire alla soluzione di problemi della società in cui vivono. È questo il significato di intelligenza collettiva.

"Al centro restano le persone" - "Con Stefana Broadbent abbiamo portato avanti il percorso, iniziato nel 2015 con Future Ways of Living, su come la Digital Culture stia cambiando la società - spiega Maria Grazia Mattei, ideatrice e direttore di Meet the Media Guru -. L'intelligenza collettiva è un nuovo modello che sta a indicare sapere condiviso, diffuso, disseminato. La tecnologia ha il compito di rendere visibile 'l'assemblaggio di informazioni' e di sostenere la trasformazione del sapere, ma al centro del processo restano le persone impegnate in questo processo".

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