Dall'inizio della crisi economica il debito globale, contratto da famiglie, imprese e Stati, ha raggiunto i 200 mila miliardi di dollari
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La società di consulenza McKinsey sostiene che il mondo non è mai stato tanto indebitato dall'inizio della crisi economica. Accumulando ulteriori debiti per 57 mila miliardi di dollari, famiglie, imprese e Stati hanno seguito un percorso opposto a quello di contenimento delle spese e di riduzione del debito auspicato negli ultimi anni.
Dal 2007 ad oggi, secondo un report della McKinsey, il debito globale è aumentato di circa 57 mila miliardi di dollari, arrivando a sfiorare quota 200 mila miliardi. Negli anni della crisi economica, il rapporto tra il debito e il Prodotto interno lordo mondiale è inevitabilmente salito fino al 286% (+16% rispetto al 270% del periodo precedente al 2008).
Tutti i 47 Paesi esaminati nel corso dello studio hanno visto crescere i loro debiti, eccezion fatta per l'India (0%) e l'Argentina (-11%). La crescita maggiore è quella dell'Irlanda: nell'arco degli ultimi sette anni il debito irlandese è infatti cresciuto di ben 172 punti percentuali, seguito da quello greco (103%) e portoghese (100%).
L'indebitamento di famiglie, imprese e Stati è stato così più marcato laddove è intervenuta la Troika (Banca centrale europea, Fondo monetario internazionale e Commissione europea): Irlanda, Grecia e Portogallo sono, infatti, tre dei cinque Paesi (gli altri due sono Cipro e Spagna) che hanno ottenuto l'assistenza finanziaria internazionale in cambio di politiche d'austerità e di contenimento della spesa pubblica.
Seppure in maniera meno consistente rispetto ai casi appena citati, sono cresciuti anche i debiti contratti da Spagna (+72%), Francia (+66%), Olanda (+62%) e Belgio (+61%). A giudicare dai dati contenuti nello studio, l'unico Stato membro dell'Unione europea ad essersi mantenuto al di sotto della soglia del 10% è la Germania (+8%) convinta sostenitrice di politiche di austerity.
Fatta eccezione per la Cina e il Giappone, i cui debiti sono aumentati rispettivamente dell'83 e del 64%, le cose vanno meglio al di fuori della zona euro. Lo dimostrano i tassi di crescita più contenuti rispetto ad altri di Canada (+39%), Brasile (+27%), Russia (+19%) e Stati Uniti (+16%). Risultati, quest'ultimi, migliori anche di quello italiano: il rapporto tra il debito e il Prodotto interno lordo del nostro Paese è, infatti, cresciuto del 55%.
Dal 2007 ad oggi l'Italia si è indebitata ulteriormente, in special modo per sostenere la spesa pubblica: secondo uno report del centro studi di Unimpresa, nei primi 11 mesi dell'anno appena trascorso il debito pubblico italiano è cresciuto di 90 miliardi di euro (contro i 79 registrati nel 2013) superando i 2.160 miliardi complessivi.
Il rapporto con il Prodotto interno lordo è destinato comunque a diminuire nel corso dei prossimi anni: stando ad una previsione della Commissione europea, il rapporto tra il debito pubblico e il PIL toccherà il 133% nel 2015, partendo dal 131,9% stimato per il 2014, per poi scendere ulteriormente al 131,9% nel 2016.