Il provvedimento, che sarà trasmesso in Parlamento giovedì, da quest'anno dopo un passaggio normativo cambierà nome in Dfp (Documento di finanza pubblica). Il ministro dell'Economia ne ha illustrato alcuni passaggi
© Ansa
Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al Def 2025. Si tratta del primo documento dell'anno sull'andamento dei conti pubblici, approvato dopo la revisione delle regole europee sul tema. Il provvedimento, che sarà trasmesso in Parlamento giovedì, da quest'anno dopo un passaggio normativo cambierà nome in Dfp (Documento di finanza pubblica).
La riunione a Palazzo Chigi è durata circa 45 minuti. Oltre al varo dell'ex Documento di economia e finanza, il Cdm ha discusso anche un ddl che proroga i termini della delega al governo per la riforma fiscale.
Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti ha illustrato alcuni punti del Documento. "Sul Pil - ha osservato - abbiamo deciso di adottare stime di crescita che sono allineate a quelle recentemente ridotte di Bankitalia: abbiamo previsto una crescita reale di Pil dello 0,6% nel 2025, 0,8% nel 2026 e 0,8% nel 2027, dimezzando di fatto quella che era la previsione del Piano che era di 1,2".
Ma la situazione è in evoluzione e non sono esclusi prossimi aggiornamenti: il 2025 è già stato "ridimensionato", notizie come la sospensione sui dazi decisa da Trump - che Giorgetti ha appreso in conferenza stampa - "potrebbero indurle al rialzo", ma è difficile fare previsioni: "Mi chiedete di pianificare a 3 anni, in Parlamento qualcuno ha fatto battaglie sul 2028, ma di cosa stiamo parlando? Se riesco ad azzeccare il 2025 sono già un mago", ha detto ironico. In questo scenario anche le prossime misure come il taglio dell'Irpef per il ceto medio restano in forse: tutte le decisioni "saranno tarate sul contesto".
Sul rapporto deficit/Pil, il ministro dell'Economia ha sottolineato: "Il profilo di finanza pubblica con riferimento all'indebitamento netto si mantiene al 3,3% nel 2025, esattamente come previsto nel piano strutturale di medio termine, al 2,8% nel 2026, scendendo quindi come previsto sotto il 3%, al 2,6% nel 2027". Il debito pubblico invece "è pari al 136,6% nel 2025, al 137,6% nel 2026 e dopo al 137,4% nel 2027, quando finalmente l'effetto di cassa dei crediti del Superbonus tenderà a sgonfiarsi e liberare quindi il debito di questo fattore".
Aumentare le spese militari oltre il 2% già previsto "implicherà fare delle scelte che in questo momento non si ritiene di adottare" e comunque si dovrà esprimere il Parlamento "perché si dovrà andare in procedura di scostamento", ha quindi affermato Giorgetti. "La spesa per la Difesa in questo momento mantiene l'originario andamento. Noi riteniamo in base ai nostri criteri che sia in linea con la richiesta del 2% più volte ribadita. Aumentarne l'incidenza sul Pil come richiesto dalla Commissione Ue e dalla Nato implicherà fare delle scelte che in questo momento non si ritiene di adottare e che saranno fatte nei tempi dovuti. Sapete che c'è la richiesta di invocare l'adozione della clausola nazionale di eccezione entro fine di aprile. Quindi probabilmente in sede di risoluzione il Parlamento si dovrà esprimere perché si dovrà andare in procedura di scostamento".
"Il Documento di finanza pubblica è stato adottato in una situazione molto complessa - ha quindi ribadito il titolare dell'Economia - sotto l'aspetto economico globale con riflessi per l'economia nazionale e tutto ciò rende molto complicate e difficili, perfino aleatorie, le previsioni non solo di lunghissimo termine, ma anche quello a breve".
Approvata in Consiglio dei ministri anche la proroga della riforma fiscale. Il governo avrà altri 4 mesi, fino al 31 dicembre, per emanare i decreti legislativi di attuazione della delega. "Una decisione che permetterà di consolidare i risultati ottenuti e di completare gli interventi ancora in elaborazione", spiega il viceministro delle Finanze Maurizio Leo. Dall'avvio della delega, nell'agosto 2023, sono già stati approvati in via definitiva 14 decreti legislativi e 4 testi unici.