La politica monetaria della Bce "deve restare accomodante per un prolungato periodo di tempo", e sui tassi "c'è ancora spazio per una riduzione"
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La crescita dell'Eurozona "ha subito un forte rallentamento, più di quanto avessimo previsto in precedenza". Ad ammetterlo è il presidente della Bce, Mario Draghi, nella sua ultima audizione al Parlamento Ue. Rallentamento, ha sottolineato, dovuto tra l'altro alla guerra dei dazi e "a fattori geopolitici". In questo contesto Draghi invita quindi a pensare a una rivisitazione delle regole di bilancio, che ormai "non sono più efficaci".
Draghi sottolinea che "il Pil dell'Eurozona è ora previsto a 1,1% nel 2019, -0,6 punti dalle proiezioni di dicembre, e 1,2% nel 2020, -0,5 punti da dicembre". Gli indicatori, infatti, "non mostrano segnali convincenti di un rimbalzo nel breve termine", mentre i rischi restano orientati al ribasso.
Alla luce delle elevate incertezze, dunque, la politica monetaria della Bce "deve restare accomodante per un prolungato periodo di tempo, indichiamo che disponiamo ancora di spazio per ridurre i tassi se necessario" e il Consiglio resta pronto ad "aggiustare tutti i suoi strumenti se giustificato" dalle prospettive di inflazione, ha aggiunto.
Tra i Paesi più colpiti dal rallentamento Draghi indica la Germania, spiegando che la guerra dei dazi pesa sempre più sul sentiment economico, "e in particolare sul settore manifatturiero, che è più orientato al commercio ed esposto alle influenze straniere". Ragion per cui "i Paesi che hanno un settore manifatturiero relativamente grande sono più vulnerabili a qualsiasi svolta del ciclo economico globale". La Germania, ad esempio "rappresenta il 28% del Pil dell'area dell'euro, ma fino al 39% del valore aggiunto manifatturiero".
Ora, dunque, "ci serve una strategia economica coerente nella zona euro, che completi l'efficacia della politica monetaria", perciò la Bce è stata unanime nel chiedere "un maggiore contributo alle politiche fiscali". In vista del rallentamento e dei rischi al ribasso, "i governi con spazio nei bilanci, che affrontano un rallentamento, dovrebbero agire con tempestività, e allo stesso tempo i governi con alti debiti dovrebbero perseguire politiche prudenti e rispettare gli obiettivi Ue".
E per farlo, il governatore della Banca centrale spiega che "le regole di bilancio vanno riviste. Finora sono state efficaci, sensate, per molto tempo. Ora sono sensate perché evitano l'accumulo di debito, ma non sono così efficaci perché non hanno capacità anticicliche". Al momento, secondo Draghi, "l'unico strumento per aumentare le prospettive di crescita" le riforme strutturali.