Il vertice di Praga si è concluso senza una dichiarazione finale e senza, apparentemente, alcuna decisione. Ma il premier vede spiragli
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"L'Europa si trova di fronte a una scelta. E' in gioco l'unità tra di noi, a livello europeo". E' stato questo il ragionamento fatto dal premier Mario Draghi nel suo intervento al vertice di Praga sul caro energia. Draghi ha invitato i suoi omologhi a dare alla Commissione un mandato ampio per presentare quanto prima le proposte sui temi all'ordine del giorno del dossier energetico.
Nessuna dichiarazione finale - Ora ci sono due settimane per mettere sul tavolo una proposta e favorire una convergenza tra i falchi del Nord, tornati alla ribalta dopo la crisi del Covid, e i Paesi che pretendono una "solidarietà europea". Il vertice di Praga si è concluso senza una dichiarazione finale e senza, apparentemente, alcuna decisione.
Ma il price cap è un'opzione percorribile - In realtà, rispetto all'ultimo summit di giugno, molto è cambiato: la riduzione dei prezzi del gas è stata elevata ad obiettivo comune e il price cap, argomento tabù prima dell'estate, è ormai di diritto un'opzione percorribile. Da qui al Consiglio europeo del 19 e 20 ottobre toccherà alla Commissione e alla presidenza ceca trovare il bandolo della matassa. Con un'appendice: in due settimane Bruxelles è chiamata a decidere, questa volta senza dilazioni.
Bouquet di proposte da parte della von der Leyen - Il vertice di Praga partiva da un'Europa, sul fronte energia, spaccata come mai dall'inizio della guerra in Ucraina. Anche per questo Ursula von der Leyen si è trovata costretta a mettere sul tavolo non una proposta ma un bouquet di proposte. Innanzitutto la Commissione punta a rendere obbligatori gli acquisti comuni di gas già dalla prossima primavera.
Il price cap - o meglio, i price caps - che stanno prendendo forma a Bruxelles sono invece diversi: c'è un primo tetto da negoziare con i fornitori "amici", Norvegia e Usa in testa. Un secondo cap è quello applicabile al prezzo del gas che concorre a formare il prezzo dell'elettricità. C'è, infine, l'obiettivo di "limitare il prezzo del gas in modo da portare i picchi e la speculazione fuori dal prezzo a livello del Ttf", ha spiegato la presidente della Commissione. Ed è su quest'ultima opzione che punta l'Italia.
Draghi vede spiragli - I passi avanti, per Roma, ci sono. "Sull'energia le cose si stanno muovendo. La Commissione presenterà al Consiglio del 19 ottobre una proposta in cui i tre elementi - tentare di diminuire i prezzi, avere un elemento di solidarietà nel meccanismo e iniziare la riforma del mercato dell'elettricità - ci saranno", ha sottolineato Draghi prima di lasciare la capitale ceca. "Ora ci aspettiamo non più vaghe proposte ma qualcosa di più concreto e magari già proposte di regolamento", ha sottolineato.
Il diavolo, come spesso accade, si nasconderà nei dettagli. Il tetto al prezzo del gas che forma il prezzo dell'elettricità obbliga gli Stati a mettere soldi freschi per compensare il differenziale tra prezzo di mercato e prezzo amministrato. E chi, come l'Italia, ha un'elettricità fortemente dipendente dal gas è svantaggiata rispetto a Paesi come Francia o Repubblica Ceca che attingono da fonti diverse dal gas.
Roma punta al price cap flessibile - E' al price cap flessibile - o corridoio dinamico - che invece punta Roma. Contando sul fatto che anche alla Commissione ora è chiaro come l'indice Ttf di Amsterdam sia foriero di svantaggiose "speculazioni". L'Ue insomma è chiamata a trovare la quadra, ma la strada resta in salita.
L'asse franco-tedesco traballa - Emmanuel Macron, al termine del vertice, ha annunciato "che l'Ue attiverà meccanismi di solidarietà" sull'energia negli stessi minuti in cui Olaf Scholz ribadiva che il price cap "solleva dubbi per la sicurezza delle forniture". Ad allargare le divisioni interne c'è anche l'idea di uno Sure 2 avanzata dai commissari Paolo Gentiloni e Thierry Breton e appoggiata da Roma.
Obiettivo salvare l'unità dell'Europa - "E' una proposta naturale, tanto più dopo la decisione tedesca", ha spiegato Draghi facendo riferimento allo scudo da 200 miliardi di Berlino. Che, non a caso, si è opposta anche a Praga. "Ho solo fatto notare che abbiamo il nostro programma di Recovery, la maggior parte del quale non è stato ancora attuato", ha spiegato Scholz. Von der Leyen, dal canto suo, ha ribadito la volontà di "trovare fondi per potenziare il Repower", senza specificare tempi e mezzi. Prima c'è da trovare una convergenza sul gas. E salvare l'unità mostrata finora sul fronte della guerra in Ucraina.