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In prima fila nella chiesa di Tombolo c'erano il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, e il presidente del Veneto, Luca Zaia
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Tanta gente nella chiesa di Tombolo (Padova) ha voluto dare l'addio a Ennio Doris, fondatore di Banca Mediolanum, deceduto nella notte tra martedì e mercoledì. Un banchiere milanese d'adozione, ma saldamente ancorato alle origini venete: tornava nella sua Tombolo ogniqualvolta gli era possibile. In prima fila nella chiesa di Sant'Andrea c'erano il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, suo amico fraterno, e il presidente del Veneto, Luca Zaia.
Un lungo applauso della folla ha salutato l'arrivo del feretro nella chiesa di Sant'Andrea Apostolo, mentre in chiesa riecheggiava l'Ave Maria di Schubert. Data l'esigua capienza, sono state poche le persone ammesse in chiesa, mentre molte altre - circa 5mila - hanno seguito la cerimonia funebre dai maxi-schermi.
A celebrare la funzione è stato il parroco Don Bruno Cavezzan, che ha citato l'ultimo messaggio lasciato da Ennio Doris una settimana prima della sua morte: "Senza la fede è molto difficile superare qualsiasi cosa, soprattutto le malattie". La prima orazione è stata quella di Stefano Volpato, direttore commerciale di Banca Mediolanum, che ha ricordato Doris così: "Siamo nella tua Tombolo, la casa della tua famiglia qui erano le tue radici e i tuoi valori".
I figli di Ennio Doris, Massimo e Sara, hanno portato un ricordo intimo del padre mentre era ricoverato nell'ospedale di Castelfranco. "Siamo felice di esserti qua accanto nella nostra terra veneta che amiamo profondamente, emergono ricordi di una vita insieme. Sei partito da un paese povero come Tombolo, da una casa di sei stanza senza bagno e ci si viveva in 15-16, sei partito proprio da niente e hai costruito tutto questo", hanno detto, ricordando i 3mila dipendenti dell'istituto di credito.
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