Sviluppo sostenibile

Eurostat: l’Italia agli ultimi posti per istruzione, lavoro e disuguaglianze

Siamo il Paese europeo con il tasso più alto di giovani inattivi. Male il lavoro e le conoscenze informatiche. Problemi anche nella lotta alle disuguaglianze con il 30% della popolazione a rischio povertà

15 Giu 2021 - 18:19
 © Getty

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L’Italia è penultima in Europa per quanto riguarda il livello d’istruzione superiore. Ci troviamo, infatti, ben al di sotto della media europea, posizionandoci in fondo alla classifica insieme alla Romania. È quanto emerge nell’ultimo rapporto Eurostat sui progressi dei Paesi Ue verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile, la relazione che l'Ufficio statistico pubblica annualmente sullo stato del piano stilato dall'Onu per contribuire allo sviluppo globale, promuovere il benessere umano e proteggere l’ambiente.

Aumenta il rischio povertà - L'Italia è uno dei pochi Paesi Ue in cui la percentuale di persone a rischio povertà è salita (dal 28% al 30%), con circa 18 milioni di cittadini in bilico. Il nostro Paese è indietro anche nella lotta alle disuguaglianze, sotto questo aspetto, negli ultimi cinque anni, la condizione è peggiorata dell’1,4%.

Problema lavoro - Ancora lunga anche la strada per garantire un lavoro dignitoso a tutti. Secondo Eurostat siamo il Paese con il tasso più alto di Neet, i giovani inattivi che non studiano né lavorano, ma anche quello con il tasso di occupazione più basso insieme alla Grecia. L’Italia, inoltre, non sembra essere in grado di formare professionisti adatti alle esigenze del mercato del lavoro. A tal proposito, gli italiani presentano il minor tasso di alfabetizzazione informatica: solo il 40% degli adulti possiede competenze di base, contro la media Ue che sfiora il 60%.

Attesi progressi con il recovery fund – Il commissario all'Economia dell’Unione europea, Paolo Gentiloni, commentando il rapporto Eurostat, ha sottolineato come la pandemia abbia reso più impegnativo il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdg). Ad esempio, tra 2019 e 2020, i giovani inattivi sono aumentati in tutta Europa (dal 12,6% al 13,7%). Ciononostante, secondo Gentiloni, si può guardare al futuro con rinnovata fiducia, soprattutto grazie al Next Generation EU. “In due-tre anni- ha detto il commissario all’Economia - molti degli indicatori mostreranno progressi significativi rispetto ad oggi”.

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