Che l’area euro ha rallentato è un dato di fatto, non deve dunque stupire che la Banca centrale europea sia intenzionata a proseguire ancora con la politica monetaria espansiva
© -afp
Mentre nel primo trimestre la crescita economica degli Stati Uniti si è confermata sui livelli osservati alla fine del 2017, nell’Eurozona si è verificato un rallentamento, tanto che la crescita è stata di ben tre decimi di punto inferiore a quella del trimestre precedente.
In particolare, ricorda la Nota mensile diffusa questa mattina dall’Istat, il Pil dell’area euro è aumentato dello 0,4% al termine dei primi tre mesi del 2018, a fronte del +0,7% trimestrale rilevato alla fine dello scorso anno. “Gli indicatori anticipatori e coincidenti del ciclo economico - si legge - mostrano segnali eterogenei. Nel mese di aprile l’Economic Sentiment Indicator (ESI) è rimasto invariato. Tra le imprese migliora il clima di fiducia nell’industria e nei servizi finanziari; anche la fiducia dei consumatori mostra segnali positivi sostenuta dalle prospettive sull’occupazione, in parte compensate dal peggioramento dei giudizi sulla situazione futura. Nel mese di aprile l’indicatore anticipatore euro-Coin ha evidenziato un ulteriore segnale di rallentamento, influenzato dal peggioramento dell’attività manifatturiera e della fiducia delle imprese”.
Che l’area euro abbia rallentato, quindi, è un dato di fatto e non stupisce che la Banca centrale europea sia intenzionata a proseguire ancora con la politica monetaria espansiva, lasciando invariati i tassi di riferimento (“almeno fino a settembre, o oltre, se necessario”) e portando ancora avanti il Quantitative easing (l’azione di acquisto di titoli di Stato ad un ritmo di 30 miliardi al mese). Proprio a margine dell’ultima riunione del Consiglio direttivo, quando la BCE ha confermato di non rialzare a breve i tassi di interesse, il presidente della BCE, Mario Draghi, ha spiegato che la ragione per cui non si è discussa “la linea monetaria è che gli sviluppi della prima parte dell’anno sono molto importanti per la discussione sul cosa fare nel dopo.
Dobbiamo capire esattamente se il contesto è di un rallentamento temporaneo o no. Se ci sta un problema di approvvigionamento o di domanda. Dobbiamo capire se è l’inizio di un declino più significativo della crescita o se invece è la normalizzazione dopo un protratto periodo di forte crescita”. In poche parole il rallentamento osservato è stato quasi del tutto inatteso e prima di procedere oltre con le prossime mosse di politica monetaria è bene capirne le cause.