La lettere dell'a.d. al premier Meloni: "Siamo disponibili a rimanere come partner strategico di minoranza che fornisca esperienza tecnica e industriale per la joint venture con lnvitalia"
Se la preferenza "è che ArcelorMittal non esca subito, anche questo può essere realizzato. Siamo disponibili a rimanere come partner strategico di minoranza che fornisca esperienza tecnica e industriale per la joint venture con lnvitalia mentre il governo decide una soluzione permanente per questo asset strategico di interesse nazionale". Così Aditya Mittal, amministratore delegato di ArcelorMittal, nella lettera inviata al presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, per riaprire il dialogo sul dossier ex Ilva.
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Nella missiva Mittal conferma la posizione della multinazionale: "Accettiamo di essere diluiti al rango di azionisti di minoranza (e perdere il controllo congiunto e qualunque potere di veto o casting vote, cioè voto decisivo) attraverso la conversione dei finanziamenti soci e un'iniezione di capitale da parte di Invitalia". Ciononostante, "al fine di eliminare ex ante qualunque preoccupazione in materia di aiuti di stato, ArcelorMittal è disponibile a contribuire in AdI Holding esattamente un terzo del contributo pubblico finalizzato all'acquisto dei rami".
L'azienda ribadisce inoltre la disponibilità a vendere la partecipazione azionaria "a un investitore che il governo dovesse indicare, a un prezzo almeno pari a tale nostro ultimo contributo". Invieremo all'ufficio del sottosegretario Mantovano un term sheet che dettaglia questa posizione. Confidiamo che questa lettera convinca il governo che azioni unilaterali ed estreme sono sia indesiderabili sia superflue, alla luce della proposta concreta e specifica che abbiamo presentato. E restiamo in attesa di essere contattati dall'ufficio del presidente Meloni o dai suoi rappresentanti sui prossimi passi".