TAVOLO A PALAZZO CHIGI

Salta il tavolo sull'ex Ilva di Taranto, governo propone aumento di capitale e salita al 66%: ArcelorMittal si rifiuta di investire

ArcelorMittal si è dichiarata "indisponibile ad assumere impegni finanziari e di investimento". Nuovo tavolo con i sindacati per giovedì 11 gennaio

08 Gen 2024 - 20:35
ArcelorMittal, un piano da lacrime e sangue © Tgcom24

ArcelorMittal, un piano da lacrime e sangue © Tgcom24

Niente accordo, salta il tavolo tra il governo e Arcelor Mittal e si fa ancora più impervia la salita per l'ex Ilva di Taranto. Nel faccia a faccia a Palazzo Chigi, l'esecutivo ha messo sul tavolo la soluzione auspicata da settimane dai sindacati, e cioè la sottoscrizione dell'aumento di capitale sociale, pari a 320 milioni di euro, così da concorrere ad aumentare al 66% la partecipazione del socio pubblico Invitalia, unitamente a quanto necessario per garantire la continuità produttiva. Proposta respinta al mittente, senza margini.

© Tgcom24

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ArcelorMittal non intende investire, si apre disputa legale

 Dopo oltre due ore l'incontro si è chiuso con il governo che ha dovuto prendere atto della indisponibilità di ArcelorMittal ad assumere impegni finanziari e di investimento, e ha incaricato Invitalia di assumere le decisioni conseguenti, attraverso il proprio team legale. All'incontro, durato circa due ore, con il Ceo Aditya Mittal e l'ad di Invitalia, Bernardo Mattarella, c'erano i ministri dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, degli Affari Ue e Pnrr, Raffaele Fitto, del Mimit, Adolfo Urso, del Lavoro, Elvira Calderone e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano. 

Giovedì nuovo tavolo con i sindacati

 Giovedì pomeriggio saranno convocati a Palazzo Chigi i sindacati per fare il punto sulla strada da seguire, che potrebbe essere quella dell'amministrazione straordinaria - fattibile ma che rischia di portare a un inevitabile e lungo scontro legale con il socio privato - o al tentativo di una composizione negoziata di crisi.

La fotografia di Acciaierie d’Italia (ex Ilva)

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© Withub

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La nota dei sindacati

 "L'esito dell'incontro a Palazzo Chigi, tra la delegazione del governo e i vertici di Invitalia e ArcelorMittal, conferma quello che Fim Fiom Uilm hanno denunciato e per il quale hanno mobilitato le lavoratrici e i lavoratori: la necessità di un controllo pubblico e la mancanza di volontà del socio privato di voler investire risorse sul futuro dell'ex Ilva", dicono in una nota i segretari generali di Fim-Cisl Roberto Benaglia, Fiom-Cgil Michele De Palma e Uilm-Uil Rocco Palombella.

"L'indisponibilità di Mittal è gravissima"

 "L'indisponibilità di Mittal, manifestata nell'incontro con il governo, è gravissima - aggiungono - soprattutto di fronte alla urgente situazione in cui versano oramai i lavoratori e gli stabilimenti, e conferma la volontà di chiudere la storia della siderurgia nel nostro Paese. Nell'incontro di giovedì ci aspettiamo dal governo una soluzione che metta in sicurezza tutti i lavoratori, compreso quelli dell'indotto, e garantisca il controllo pubblico, la salvaguardia occupazionale, la salute e la sicurezza, il risanamento ambientale e il rilancio industriale".

Incerto il futuro per i 20mila lavoratori

 Resta infatti ancora incerto il futuro per i 20mila lavoratori dell'azienda, mentre il governo ha stabilito nella legge di Bilancio, per le imprese di interesse strategico nazionale che hanno in corso piani di riorganizzazione aziendale con almeno 1.000 lavoratori dipendenti, un ulteriore periodo di cassa integrazione salariale straordinaria fino al 31 dicembre 2024. La norma dovrebbe riguardare anche i dipendenti di Acciaierie d'Italia.

"Cade la maschera di Mittal"

 Al momento sono in cassa 3mila lavoratori di cui circa 2.500 a Taranto, dove prosegue il presidio degli autotrasportatori davanti alla portineria C dello stabilimento che chiedono il pagamento di fatture "scadute" denunciando ritardi "inaccettabili". Per la Uilm cade la maschera di Mittal, "ora il governo la salvi. Adesso ci aspettiamo dal governo una assunzione di responsabilità adeguata alla gravita' della situazione", afferma il segretario generale Rocco Palombella.

Le reazioni della politica

 Il nulla di fatto infiamma anche la politica: "L'unica strada per salvare la produzione di acciaio nazionale è quella di aumentare la partecipazione dello Stato in Acciaierie d'Italia", scrive il deputato Pd ed ex ministro del Lavoro, Andrea Orlando. Piccata la risposta di Dario Iaia, deputato e coordinatore provinciale FdI Taranto, che giudica "assolutamente ridicole le dichiarazioni degli esponenti del Pd e della sinistra. Sono loro ad avere determinato questo stato di cose".

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