Mentre clienti e impiegati sono bloccati all'estero, il premier britannico chiede chiarimenti sulla gestione del tour operator
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A tre giorni dalla bancarotta del tour operator inglese, cresce la rabbia degli ormai ex dipendenti della Thomas Cook. Risulta infatti che i vertici della società, nell’ultimo decennio, abbiamo ricevuto 60 milioni di euro tra stipendi e bonus nonostante la difficile situazione economica dell’azienda. “Mi chiedono se sia giusto che i manager paghino loro stessi con somme così enormi quando l’azienda va tanto male”, ha commentato il primo ministro Boris Johnson.
Anche i sindacati hanno chiesto chiarimenti sulla gestione del tour operator che, al momento del crac, contava 21mila dipendenti. Decine tra piloti e assistenti di volo sono al momento bloccati in Paesi fuori dall’Europa (soprattutto Stati Uniti e Caraibi) e per tornare a casa dovrebbero pagare il biglietto aereo, spesso molto costoso, di tasca propria. Molti di loro sono stati cacciati degli alberghi dove pernottavano perché la compagnia non era in grado di pagare il conto. Nella stessa situazione si sono trovati i 600mila clienti all’estero che, dopo aver pagato la Thomas Cook, hanno dovuto lasciare le strutture che avevano prenotato o versare nuovamente la somma.