Ridurre il costo del denaro non è opportuno, osserva la Banca centrale, fino a quando non si avrà maggiore fiducia su un calo dell'inflazione verso l'obiettivo del 2%
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La Fed lascia i tassi invariati ai massimi da 23 anni e smorza la speranza di un taglio a marzo, segnalando di non avere alcuna fretta di tagliarli. Ridurre il costo del denaro non è opportuno, osserva la Banca centrale, fino a quando non si avrà maggiore fiducia su un calo dell'inflazione verso l'obiettivo del 2%. Per Wall Street, già appesantita dai tecnologici dopo le trimestrali di Microsoft e Google, le parole della Fed sono una doccia gelata che fa accelerare il calo dei listini.
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La galoppata dell'inflazione, spiega la Fed, è rallentata, ma i prezzi restano elevati in un contesto di "attività economica che cresce a una velocità sostenuta" e un "mercato del lavoro solido". Pur dipingendo un quadro positivo, la banca centrale mette comunque in guardia sul fatto che "le prospettive economiche sono incerte" ed è necessario restare "molto attenti" ai rischi di inflazione: "Non direi che abbiamo centrato un atterraggio morbido nonostante i segnali incoraggianti. Non stiamo dichiarando vittoria", mette in evidenza Powell.
Affermazioni che consentono alla Fed di garantirsi la flessibilità necessaria per decidere come procedere: fino alla riunione di marzo infatti ci sarà una nutrita serie di dati da esaminare prima di decidere le prossime mosse. Le più recenti indicazioni economiche hanno confermato la resilienza dell'economia americana anche di fronte all'aggressiva campagna di rialzi dei tassi lanciata dalla Fed per fermare la corsa dei prezzi.
Nel 2023 il Pil americano è salito del 3,1%, consentendo agli Stati Uniti di crescere più di tutte le altre economie avanzate e posizionandosi per una nuova vittoria nella "guerra economica globale" anche nel 2024. "A un certo punto quest'anno sarà appropriato" un taglio dei tassi, ma "siamo pronti" a mantenerli agli attuali livelli - ovvero al "probabile picco di questo ciclo" - se sarà necessario", afferma il presidente della Fed Jerome Powell, spiegando che "quasi tutti" all'interno della Fed "ritengono che sarà appropriato tagliare i tassi".
E' comunque "poco probabile" che una riduzione del costo del denaro possa avvenire già in marzo, aggiunge Powell, quasi spegnendo la speranza di analisti e investitori per una sforbiciata a breve, data al 50% di chance prima della riunione. Valutando "ogni aggiustamento dei tassi, la Fed terrà conto attentamente dei dati economici, dell'evoluzione delle prospettive e della bilancia dei rischi. La Fed non prevede che sia appropriato ridurre i tassi fino a quando non avrà una maggiore fiducia sul fatto che l'inflazione si muove in modo sostenibile verso il target del 2%", aggiunge la banca centrale, riducendo ulteriormente la speranza di analisti e investitori per un taglio imminente.
La Fed, così come la Bce e la Bank England, si trova al bivio del taglio dei tassi consapevole che ridurli troppo presto potrebbe infiammare nuovamente l'inflazione e tagliarli troppo tardi potrebbe invece soffocare la ripresa. Secondo il Fondo monetario internazionale, le tre maggiori banche centrali manterranno i tassi agli attuali livelli fino "alla seconda meta' dell'anno prima di ridurli gradualmente".