Nel 2016 la pressione fiscale è stata del 42,1%, e sebbene sia in calo dal 2013, solo con il governo Berlusconi del 2005 l'Italia ha avuto un "tax freedom day" più precoce
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Solo dopo 5 mesi dall'inizio del 2018, pari a 152 giorni lavorativi, il contribuente medio italiano avrà assolto tutti gli obblighi fiscali dell’anno (Irpef, accise, Imu, Tasi, Iva, Tari, Irap, Ires, etc...) e dal 2 giugno inizierà a guadagnare per se stesso e per la propria famiglia. Sono i dati del 2017 della Cgia che evidenzia come nel giorno della Festa della Repubblica gli italiani festeggeranno anche il giorno di Liberazione fiscale.
Nel 2016 (ultimo anno in cui è possibile effettuare una comparazione con i paesi Ue) la pressione fiscale è stata del 42,1%, e sebbene sia in calo dal 2013, negli ultimi 25 anni il “tax freedom day” più “precoce” si è verificato nel 2005. In quell'occasione, con il Governo Berlusconi II, la pressione fiscale si attestò al 39,1 % e ai contribuenti italiani bastò raggiungere il 24 maggio e "solo" 143 giorni lavorativi per scrollarsi di dosso il giogo fiscale.
Ma in che modo si è giunti a individuare il 2 giugno come il “giorno di liberazione fiscale” del 2018? L’Ufficio studi della Cgia ha preso in esame la stima del Pil nazionale di quest'anno e l’ha suddiviso per 365 giorni, ottenendo così un dato medio giornaliero. Successivamente, ha considerato le previsioni di gettito dei contributi previdenziali, delle imposte e delle tasse che i percettori di reddito verseranno nel 2018 e le ha rapportate al Pil giornaliero. Il risultato di questa operazione ha consentito di calcolare il “giorno di liberazione fiscale” di quest’anno.
“Al netto di eventuali manovre correttive – afferma il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo - quest’anno la pressione fiscale è destinata a scendere di mezzo punto percentuale rispetto al dato medio del 2017, per attestarsi, al lordo dell’effetto del bonus Renzi, al 42,1 per cento. Una discesa ancora troppo lenta e quasi impercettibile che, per l’anno in corso, è ascrivibile, in particolar modo, alla crescita del Pil e solo in minima parte alla diminuzione delle tasse”.
Il confronto con l'Europa. Se confrontiamo il “tax freedom day” italiano con quello dei nostri principali competitori economici, solo la Francia presenta un numero di giorni di lavoro necessari per pagare le tasse nettamente superiore (più 21, con un prelievo del 47,9%), mentre tutti gli altri hanno potuto festeggiare la liberazione fiscale con un netto anticipo. In Germania, ad esempio, 7 giorni prima di noi (40,1%), in Olanda 12 giorni (38,9%), nel Regno Unito 27 (34,8%) e in Spagna 28 (34,3%). Il paese più virtuoso è l’Irlanda; con una pressione fiscale del 23,6% che consente ai propri contribuenti di assolvere gli obblighi fiscali in soli 86 giorni lavorativi