Oltre a garantire possibili risparmi per famiglie e imprese, il calo rappresenterebbe un'inversione di tendenza rispetto a quanto accaduto negli ultimi anni
L'Outlook Italia Confcommercio-Censis rileva che, secondo la stragrande maggioranza degli italiani, una riduzione delle tasse sarebbe la cosa più utile per migliorare la condizione economica della propria famiglia (se n'è detto convinto il 71,5% degli intervistati).
Un calo delle pressione fiscale dovrebbe verificarsi nel corso dell'anno appena iniziato: le novità contenute nella legge di Bilancio 2017 (e nelle leggi di Stabilità approvate negli anni precedente) dovrebbero ridurre la pressione fiscale ufficiale, abbassandola dal 42,6% del 2016 al 42,3% di quest'anno (-0,3%). Nonostante tutto, i livelli degli scorsi anni restano lontani: prima dell'inizio della crisi economica, quando il rapporto tra il debito pubblico e il Prodotto interno lordo era al 100% (oltre il 30% in meno rispetto ad oggi), la pressione fiscale era pari al 41,5%.
A trarne vantaggio dovrebbero essere tanto le famiglie quanto le imprese italiane. Le prime dovrebbero risparmiare 2,9 miliardi di euro, per le seconde il risparmio è leggermente superiore: l'analisi lo ha quantificato in 4,5 miliardi di euro. L'Ufficio studi della CGIA di Mestre osserva che il condizionale è d'obbligo. Il motivo? L'analisi è al netto di un'eventuale manovra correttiva e la quasi totalità delle misure previste nel 2017 non interesseranno allo stesso modo tutti i contribuenti italiani.
La pressione fiscale dovrebbe diminuire, andando in controtendenza rispetto a quanto accaduto negli ultimi anni. Sempre secondo un'altra analisi del centro studi della CGIA di Mestre, tra il 2010 e il 2015, le famiglie hanno fatto i conti con un aggravio fiscale di 29,3 miliardi di euro. Al netto del bonus IRPEF da 80 euro, tra il 2010 e il 2015 le imposte nazionali (IRPEF, IVA, IRES…) sono cresciute di 21,6 miliardi (+ 6,1%) mentre quelle locali (IMU, IRAP, addizionali comunali e regionali IRPEF…) sono aumentate di 7,7 miliardi (+ 8%): complessivamente lo scorso anno gli italiani hanno pagato imposte per 483,2 miliardi di euro.
Tra le principali tasse locali, solo l'IRAP ha subìto una contrazione di 4,2 miliardi (-13%). Se si analizzano le altre imposte, il discorso prende una piega decisamente diversa: tra il 2010 e il 2015 è aumentata sia l'addizionale IRPEF regionale che quella comunale, cresciute rispettivamente di 3,1 miliardi (+39%) e 1,4 miliardi di euro (+51%).
Mentre la tassazione sugli immobili è aumentata del 120%: la CGIA di Mestre osserva che nel 2015 l'IMU e la TASI hanno richiesto ai contribuenti italiani un esborso complessivo di 21,3 miliardi di euro, ben 11,6 miliardi in più rispetto ai 9,6 sborsati per il pagamento dell'ICI nel 2010 (+120%).