I redditi pro capite torneranno ai livelli pre-crisi solo fra un decennio. La ripresa è moderata, ma ci sono rischi significativi. Il Fondo: "L'Italia tagli le pensioni e rimetta l'Imu sulla prima casa"
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Gli italiani guadagnano in media meno di 20 anni fa, con i salari e la ricchezza della popolazione in età lavorativa scesi sotto i livelli del 1995, prima dell'ingresso nell'euro. Lo afferma il Fmi, sottolineando che i redditi pro capite torneranno ai livelli pre-crisi solo fra un decennio. La quota dei nostri connazionali a rischio povertà è aumentata al 29%, con un picco del 44% al Sud.
Fmi all'Italia: "Tagliare le pensioni" - Il Fondo monetario internazionale torna alla carica con l'Italia a cui chiede tagli alle pensioni. "L'elevata spesa pensionistica andrebbe ridotta nel medio periodo - afferma l'istituzione di Washington - per gestire le pressioni di bilancio che persisteranno prima che si materializzino i risparmi previsti sul sistema pensionistico nel lungo termine". Secondo il Fmi, nonostante le numerose riforme effettuate, "persistono sacche di eccesso" nel sistema pensionistico tricolore.
"Rimettere Imu sulla prima casa" - Tra le proposte formulate dal Fondo vi è anche quella di reintrodurre l'Imu sulla prima casa, tassa eliminata "data la sua impopolarità". Tuttavia la questione andrebbe riaperta, a detta degli esperti di Washington: "La riforma degli estimi catastali va accelerata e andrebbe introdotta una moderna tassazione sulle proprietà immobiliari, inclusa una tassa sulla prima casa".
Italia in moderata ripresa, ma rischi significativi - Secondo il Fondo monetario internazionale, l'economia italiana sta sperimentando il "terzo anno di moderata ripresa economica" con la prospettiva imminente di un calo del rapporto debito/Pil, che il prossimo anno scenderà al 131,6% rispetto al 133% previsto per il 2017. I rischi sono, però, "significativi" e collegati all'incertezza politica che rischia anche di interrompere il cammino delle riforme il cui merito viene riconosciuto agli ultimi governi.
Pareggio bilancio strutturale nel 2019 - Il Fmi prevede che già dal 2019 l'Italia dovrebbe riuscire a conseguire un sostanziale pareggio sul bilancio strutturale, segnando perfino un lieve avanzo pari allo 0,1% del Pil che manterrebbe anche nel 2020. Il deficit complessivo calerà al 2,2% nel 2017, a fronte del 2,4% dello scorso anno, e poi all'1,3% nel 2018, allo 0,3% nel 2019 e allo 0,1%, anche qui in sostanziale pareggio, nel 2020. Il tutto sulla base di prospettive di crescita appena riviste al rialzo all'1,3% quest'anno, all'1% nel 2018 allo 0,9% nel 2019 e all'1% nel 2020.
"Avanti con riforme e riduzione del debito" - Il Fondo sottolinea l'importanza delle riforme avanzate dal governo, che "hanno avuto successo nel sostenere la crescita" e invita le autorità ad andare avanti anche sulla strada della riduzione del debito intrapresa approfittando sulla "finestra favorevole" aperta dalla ripresa ciclica e dalla politica monetaria. "Le riforme strutturali sono essenziali per aumentare il potenziale di crescita e migliorare la competitività" afferma il Fmi, ritenendo il debito ancora troppo elevato.