Giù i disoccupati, ma non i precari

In crescita l’area del disagio sociale

Secondo il centro studi Unimpresa sono oltre nove milioni le persona a rischio povertà

07 Nov 2016 - 16:24

Tra giugno 2015 e lo stesso mese del 2016 ben 63 mila persone sono entrate nell’area del disagio sociale. È il triste quadro emerso dalle ultime rilevazioni del Centro Studi Unimpresa che - basandosi su dati dell’Istat - spiega come, nonostante un calo del numero dei disoccupati, gli individui a rischio povertà siano comunque aumentati dello 0,68% (dai 9,245 milioni dello scorso anno ai 9,308 milioni di quello in corso).

Un risultato che lascia chiaramente intendere come le difficoltà economiche del Paese non abbiano portato, con il tempo, solo ad un aumento della disoccupazione, ma anche un deterioramento delle condizioni lavorative di chi un lavoro ce l’ha.

In effetti, è vero che l’analisi parla di un calo consistente del numero dei disoccupati, -137 mila unità, quindi da 3.102 milioni a 2.956 milioni per una diminuzione rispetto al primo semestre dello scorso anno del 4,42%, ma è anche vero che rispetto allo scorso anno si è registrato un aumento del numero di occupati in condizioni di precarietà. Ovvero tutti quei lavoratori che non hanno un’occupazione stabile, o che comunque non possono vantare una contrattualità che gli permetta di uscire dall’area del disagio sociale.

È il caso, per esempio, dei dipendenti con contratto a tempo indeterminato, ma con orario part time involontario. Si tratta di una tipologia di lavoratori che tra il giugno scorso e quello di quest’anno ha riportato un aumento del 4,94% arrivando a toccare le 2,718 milioni di unità, 128 mila in più rispetto a dodici mesi prima.

O ancora, i dipendenti con contratto a termine full time, in crescita del 4,51% a 1,738 milioni di individui (in aumento di 75 mila unità rispetto allo scorso anno), o gli autonomi part time, che con una crescita del 2,75% sono diventati 823 mila contro gli 801 mila del primo semestre del 2015. Diminuisce il numero di collaboratori (da 349 mila a 327 mila, per un calo del 6,30%) e il numero dei dipendenti con contratto a termine part time (-0,41%, da 740 mila a 737 mila).

In generale gli occupati in condizione di precarietà nel periodo considerato sono aumentati del 3,26%, passando da 6,143 milioni a 6,343 milioni. In valori assoluti si parla di 200 mila individui in più.

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