Nel 2017, secondo la Cgia di Mestre, la pressione fiscale dovrebbe attestarsi al 42,3% del Pil
Stando alle ultime rilevazioni dell’Istat la pressione fiscale – ovvero il rapporto tra la somma di imposte dirette, imposte indirette, imposte in conto capitale e contributi sociali e il Prodotto interno lordo – nel terzo trimestre del 2016 è diminuita dello 0,2% rispetto allo stesso trimestre del 2015, portandosi al 40,8%.
Il dato si mostra in netto calo anche rispetto al trimestre aprile-giugno, quando si attestava al 42,4%, ma in aumento rispetto al 38,7% del primo trimestre. Lievi miglioramenti si cominciano dunque ad avvertire, ma sia rispetto alla media Ocse che rispetto ai livelli pre crisi siamo ancora indietro.
Secondo l’Organizzazione economica parigina, infatti, la pressione fiscale del nostro Paese è stata pari al 43,3% (43,5% secondo l’Istat) del Pil nel 2015, contro il 34,3% della media dei Paesi Ocse e contro il 42,7% registrato in Italia nel 2007 (40,1% nel 2005 e 41,7% nel 2006, secondo la Cgia di Mestre).
Tuttavia, ci sono comunque Paesi membri dell’area che fanno peggio di noi: è il caso della Danimarca, dove nel 2015 la pressione fiscale si è attestata al 46,6%; della Francia, con il 45,5%; del Belgio, con il 44,8%; e della Finlandia, con 44%. Il segnale incoraggiante riguarda però il fatto che il nostro Paese è tra gli unici sette dell’Area Ocse ad aver registrato una contrazione della pressione fiscale nel 2015 (quando in Italia si è attestata al 43,7% nel 2014 e 44% nel 2013).
Una diminuzione che potrebbe interessare anche il 2016 ed il 2017. Secondo la Cgia di Mestre , infatti, nel 2016 la pressione fiscale si sarebbe attestata al 42,6% e potrebbe scendere al 42,3% nel corso del 2017.