In Italia negli ultimi anni si è dato meno peso all’energia da fonti alternative, eppure i vantaggi sarebbero notevoli: la Green economy occupa quasi tre milioni di lavoratori e vale 102 miliardi di euro
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Nonostante la discesa dei prezzi dei combustibili fossili (petrolio -67%, carbone -35% e gas naturale -48%) e il rallentamento (in alcuni casi sfociato in crisi) dei Paesi emergenti, il 2015 è stato un anno da record per le fonti rinnovabili, sia per gli investimenti che per l'energia prodotta.
Secondo una ricerca condotta da Bloomberg gli investimenti sono stati pari a 328,9 miliardi di dollari, il 4% in più rispetto ai 315,9 miliardi di dollari dello scorso anno, superando, inoltre, la cifra record di 318 miliardi di dollari registrata nel 2011.
La maggior parte degli investimenti ha interessato gli utility scale, ovvero gli impianti su larga scala. 199 miliardi dollari sono, infatti, stati investiti per la costruzione o l'ampliamento di parchi eolici, parchi fotovoltaici, impianti a biomassa e piccole centrali idroelettriche.
Venti miliardi di dollari (+11% rispetto al 2014) sono stati destinati invece allo sviluppo di smart grid – ovvero i sistemi per la gestione “intelligente” delle reti elettriche – e di sistemi di accumulo di energia – una sorta di batterie per conservare l'energia prodotta dalle fonti rinnovabili -. Gli investimenti in sistemi più piccoli, come gli impianti sui tetti, si sono attestati a 67,4 miliardi di dollari (+12%).
Per quanto riguarda invece l'energia prodotta a livello mondiale, lo studio indica una crescita del 30% sia per il sistema eolico che per quello fotovoltaico. Il primo ha registrato una crescita della potenza di 64 GigaWatt, il secondo di 57 GigaWtatt.
Entrando nel dettaglio delle singole aree del mondo si può osservare come sia la Cina a investire di più in fonti rinnovabili. La spesa di Pechino, nonostante il rallentamento dell'economia, è stata di 110 miliardi di euro (il 17% in più rispetto all'anno precedente). A seguire troviamo gli Stati Uniti (con 56 miliardi dollari, +8%), mentre scendono gli investimenti europei (-18% a 58,5 miliardi, record negativo dal 2006) e brasiliani (-10%). Notevole la crescita del 54% registrata in Africa e nel Medioriente.
Il calo europeo, si osserva dai dati, ha interessato tutti i Paesi (anche quelli che in genere appaiono come i più virtuosi, come la Germania, dove gli investimenti sono scesi di oltre il 40%) meno il Regno Unito (con un tasso di crescita superiore al 20%). In Italia, secondo alcuni dati presentati da Legambiente in occasione del Forum QualEnergia, la crisi economica ha portato i governi che si sono succeduti a limare gli investimenti in impianti fotovoltaici ed eolici.
Mentre nel 2011 le nuove installazioni erano pari a 10.663 MegaWatt, nel 2014 si è scesi ad appena 733. Eppure l'Italia, con una quota del 38% (contro il 15,4% di dieci anni fa) sul totale dell'energia prodotta nel nostro Paese, vanta il record mondiale di energia prodotta rispetto ai consumi complessivi.
Quali vantaggi potrebbero derivare dagli investimenti in fonti alternative? Innanzitutto, i combustibili fossili inquinando, oltre a pesare sulla salute, pesano sull'economia. Secondo quanto emerso da uno studio dell'Oms, solo in Europa, tar malattie e decessi, l'inquinamento è costato 1.463 miliardi di euro, circa il 9% dell'intero Pil europeo. In Italia il dato si attesta al 4,7% del Pil.
Un altro motivo per cui è sbagliato non investire in fonti alternative è osservabile dal caso italiano: nel nostro Paese la green economy (ovvero “il fare economia” tenendo conto dell'impatto ambientale) vale 102 miliardi di euro e impiega quasi tre milioni di lavoratori (il 13,2% dell'occupazione complessiva). Tra il 2008 ed il 2015 hanno investito in tecnologie a basso impatto ambientale ben 372 mila imprese (il 24,5% del totale).