Settore in difficoltà

I Compro Oro: un settore improvvisamente in difficoltà

Dal 2013 ad oggi molti Compro Oro sono stati costretti a chiudere. Ecco perché

07 Nov 2014 - 03:00
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I Compro Oro hanno rappresentato a lungo un espediente per ottenere liquidità immediata. Denaro necessario a chi doveva fare i conti con qualche difficoltà economica di troppo o affrontare spese improvvise. Tra il 2010 e il 2012 il numero dei Compro Oro, complice anche il gran numero di clienti, è così aumentato rapidamente. Eppure ad oggi qualcosa sembra essere cambiato.

All'inizio del 2013, i Compro Oro (incluse le gioiellerie) erano circa 35mila. Ad oggi sono circa 20mila, secondo le stime riferite dall'ANTICO (Associazione nazionale tutela il comparto dell'oro). Chiusure dovute a diversi fattori come all'abbassamento delle quotazioni dell'oro puro sul fixing di Londra, che fissa il prezzo dell'oro due volte al giorno, scese – da marzo 2013 ad oggi – di circa 14 euro al grammo (all'incirca il 30% in meno), al conseguente calo del fatturato medio, passato dai 550-600mila euro l'anno del periodo compreso tra il 2011 e il 2012 ai 250-300mila attuali, e al numero (sempre meno consistente) dei clienti.

La percentuale degli italiani, che si erano rivolti ai Compro Oro per vendere i propri beni, era cresciuta del 19,6% in soli dodici mesi, passando dall'8,5% del 2012 al 28,1% del 2013, per poi scendere nuovamente di dieci punti percentuali nell'anno in corso, secondo il Rapporto Italia 2014 dell'Eurispes. Un calo che tuttavia va accolto con molta cautela e senza troppo entusiasmo: il dato “può essere interpretato – spiega infatti chi ha condotto il report - come un fenomeno legato all'esaurimento progressivo dei beni preziosi in possesso degli italiani”. Diciassette milioni dei quali ha avuto l'esigenza di rivolgersi ai Compro Oro (il 46,3% di chi vi ha fatto ricorso aveva la necessità di “sopperire alle esigenze quotidiane”, spiega l'Eurispes). Complessivamente le tonnellate di oro vendute sono state duecento, con un valore complessivo di circa 8 miliardi di euro, secondo le stime riferite dal presidente di Unioncamere Ferruccio Dardanello alla commissione Industria del Senato solo qualche mese fa.

Ma come se la passa il settore orafo nel suo complesso? Non benissimo, suggeriscono i dati. Nel 2012, le tonnellate di oro trasformate in prodotto finito sono state 86,2. Nel 2003 erano state 323,8, secondo le più recenti stime di Federorafi. Un crollo vertiginoso della produzione tradottosi inevitabilmente in un calo del numero delle imprese attive, che ad oggi conta circa 9mila unità (-28% dal 2001 per la chiusura di circa 3.400 aziende), e del numero degli addetti alla produzione (32mila). Nonostante tutto il valore di quanto prodotto resta consistente: circa 6,3 miliardi di euro (lo 0,7% del manifatturiero nazionale e il 6,6% del totale sistema moda). I prodotti italiani non sono tuttavia destinati a restare a lungo nel nostro Paese: il 75% della produzione viene infatti esportato all'estero e ha nella Svizzera, negli Emirati Arabi Uniti e negli Stati Uniti i principali mercati di sbocco. Rispettivamente con il 22%, il 17% e il 9% sull'export totale.

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