Per il Fondo Monetario Internazionale, c'è il rischio che il reddito di cittadinanza sia "un disincentivo al lavoro". Crescita del Pil sotto l'1% per i prossimi 5 anni, emigrazione vicina ai massimi da 50 anni. Di Maio: "Ha affamato popoli, non può criticare"
© -afp
La crescita rallenta e il rischio recessione aumenta: è negativo il giudizio del Fondo monetario internazionale sull'Italia. Nel report si legge che le debolezze strutturali del nostro Paese sono alla base della perfomance economica e in caso di un acuto stress dell'Italia l'effetto contagio potrebbe essere globale e significativo. Sulle misure del governo, il Fmi scrive che il reddito di cittadinanza rischia di essere un "disincentivo al lavoro". "Abbiamo già smentito tante voci in soli sette mesi e nel corso del 2019 smentiremo anche il Fmi. Chi ha affamato popoli per decenni, appoggiando politiche di austerità che non hanno ridotto il debito, ma hanno solo accentuato divari, non ha la credibilità per criticare una misura come il Reddito di cittadinanza, un progetto economico espansivo di equità sociale e un incentivo al lavoro", ha poi commentato Di Maio.
Il reddito di cittadinanza, scrive l'Fmi, è un passo nella giusta direzione ma prevede benefit "molto alti", soprattutto "al Sud dove il costo della vita è più basso": per questo rischia di essere un "disincentivo al lavoro" o di creare "dipendenza dal welfare". Nel testo si sottolinea che, anche sei i benefit previsti hanno nel mirino i più poveri, il reddito penalizza le famiglie più numerose. La sua attuazione e i controlli sono "essenziali".
I timori sulla strategia del governo - Nel documento il Fondo spiega che "l'enfasi del governo sulla crescita e l'inclusione sociale sono benvenute. Le autorità hanno ereditato problemi difficili e di vecchia data", si sottolinea, evidenziando però i timori per la possibilità "che la strategia del governo non sia all'altezza delle ampie riforme necessarie" all'Italia. "Lo staff" dell'Fmi "è preoccupato" dal fatto che le politiche del governo "rischiano di lasciare l'Italia vulnerabile a una nuova perdita di fiducia del mercato anche in assenza di ulteriori shock".
Crescita sotto l'1% per almeno 5 anni - Il Fondo stima una crescita sotto l'1% per i prossimi 5 anni. Se per quest'anno e il 2020, come già comunicato, le previsioni vedono una crescita del Pil italiano rispettivamente dello 0,6% e 0,9%, per il 2021 la stima è dello 0,7%, mentre per il 2022 e 2023 del +0,6%. Il deficit previsto è al 2,1% del Pil nel 2019 e vicino al 2,9% nel 2020. Salirà al 3% nel 2021 e si fermerà a tale livello fino al 2023.
Emigrazione, povertà e pensioni - L'Fmi lancia poi l'allarme su emigrazione e povertà. Oltre il 20% delle famiglie è a rischio povertà e l'emigrazione dei cittadini italiani è vicino ai massimi degli ultimi cinquanta anni. Il rapporto sottolinea che gli standard di vita delle generazioni più giovani si sono erosi, poi affronta il capitolo pensioni, spiegando che con Quota 100 le regole per il pensionamento sono state "allentate notevolmente e questo potrebbe aumentare il numero dei pensionati, ridurre la partecipazione al mercato del lavoro e la crescita potenziale, e aumentare i già elevati costi pensionistici".