Sigarette ed e-cig

Il calo le vendite di tabacco in Italia

Tra il 2004 ed il 2014 le vendite di “bionde” in Italia sono diminuite del 25,1%

18 Set 2015 - 12:05
 © -afp

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Il mondo del fumo nell'ultimo decennio ha subìto una serie di rivoluzioni senza precedenti. Da un semplice incremento della prevenzione (proprio negli ultimi giorni il ministero della Salute ha lanciato la Campagna di comunicazione contro il Tabagismo), passato anche per il divieto di fumo nei locali pubblici, si è arrivati addirittura a lasciare le classiche “bionde” per affacciarsi allo “svapo”. Anche l'aumento dei prezzi al pacchetto ha dato il suo contributo.

Una serie di avvenimenti che, secondo l'Agenzia delle dogane e dei monopoli, ha contribuito al crollo del 25,1% registrato dalla vendita delle sigarette tra il 2004 ed il 2014. In generale, tra il 2001 ed il 2014, la vendita di prodotti del tabacco è scesa di 5,4 punti percentuali. Persino il tabacco trinciato, che tra il 2004 e il 2014 ha più che quintuplicato la sua quota di mercato (arrivata al 5,1% contro il 92,8% delle sigarette), dal 2012 ha riportato una leggera flessione: -0,7%.

Nonostante il pesante calo delle vendite registrato negli ultimi dieci anni, il mercato delle sigarette appare comunque tutt'oggi fiorente. Tanto che nemmeno la crisi economica sembra avervi messo il bastone tra le ruote. Stando, infatti, alle stime di Standard&Poor's, negli ultimi tre anni i profitti netti delle cinque aziende del tabacco più grandi al mondo sarebbero cresciuti del 9,1% e potrebbero crescere di un altro 3,5% nel prossimo biennio.

Stiamo parlando di Altria (in poche parole la Philip Morris), la Japan Tobacco, la British American Tobacco, la Imperial Tobacco e la China National Tobacco. Cinque marchi che da soli controllano oltre l'80% del mercato totale delle sigarette, vantando utili di 25 miliardi di dollari per un giro d'affari di oltre 145 miliardi.

Insomma, risultati elevatissimi nonostante siano calati i consumatori finali di tabacco: secondo l'Eurobarometro la quota di fumatori, o masticatori di tabacco, è scesa al 26% della popolazione europea dal 28% del 2012.

Che però la vendita di sigarette sia in calo è un dato di fatto. La crescita dei fatturati nel settore è quindi legata ad altri fattori, tra questi la sigarette elettronica (ultimamente la Philip Morris ha presentato al iQos). Secondo l'Euromonitor le e-cig nel 2013 hanno generato ricavi per un miliardo e mezzo di dollari e potrebbero arrivare a circa 48 miliardi di dollari entro il 2028.

In Italia il mercato dello “svapo”, dopo il decollo inaspettato del periodo 2011-2013, è rimasto coinvolto in una serie di intoppi di tipo legislativo e fiscale che hanno portato ad un vero e proprio crollo del settore.

Secondo l'Anafe (l'Associazione nazionale produttori fumo elettronico di Confindustria) la confusione legata ai divieti, alla normativa sulla vendita e la maxi tassa del 58,5% applicata sui dispositivi e sui liquidi (bocciata poi dalla Corte Costituzionale perché “i liquidi aromatizzati e i dispositivi per il consumo non possono essere considerati succedanei al tabacco") avrebbe causato la perdita di circa 2.500 negozi (dai quattromila del periodo 2011-2013 ai 1.500 odierni) e una diminuzione del giro d'affari da circa 500 milioni di euro a poco più di 200 milioni.

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