Secondo l'Istat un'azienda su cinque non trova i dipendenti, mentre sono 400 mila i posti creati con Industria 4.0
© ansa
La mancanza di lavoro è uno dei principali problemi in Italia. La ripresa economica sta avendo effetti positivi anche in questo settore. Le imprese stanno tornando ad assumere e cercare personale, ma spaventa la mancanza di alcuni profili professionali specializzati, assenti, quasi o del tutto nel nostro Paese.
Troppa elevata la discrepanza tra i profili richiesti e le scelte dei giovani che, molte volte, decidono di iscriversi all’Università in modo frettoloso e senza pensare all’impiego. Secondo l’Istat i posti di lavoro scoperti erano, nei primi tre mesi di quest’anno, pari all’1%. Alto anche il vuoto lasciato nel settore dei servizi, dell’istruzione, della sanità, dell’assistenza sociale e delle attività artistiche. Poche figure professionali qualificate per le quali le aziende sono disposte a tutto. Come confermato durante la giornata nazionale Orientagiovani organizzata da Confindustria.
In quest’occasione il vicepresidente con delega al capitale umano, Giovanni Brugnoli, aveva affermato che “Entro cinque anni le imprese avranno bisogno di 200 mila nuovi lavoratori grazie al piano di Industria 4.0”. Ma la disoccupazione giovanile in Italia è ancora troppo alta e si attesta a circa al 35%; mentre coloro che né cercano un lavoro, né studiano , è pari al 25%.
Ancora pochi sono i giovani italiani che possiedono una laurea. Siamo agli ultimi posti in Europa per numero di laureati e ancora meno sono gli iscritti alle scuole professionali come gli Istituti tecnici, solo 9 mila, che formeranno i periti di cui c’è bisogno nel Paese.
Ma non finisce qui. Secondo il ministero del Lavoro entro il 2020 il fabbisogno di nuove figure professionali riguarderà per il 39% i settori scientifici e tecnici, per il 10% quello di operai specializzati, per il 21% dei servizi e per il 12% quello degli impiegati. All’appello infine mancheranno anche tanti laureati tra cui medici, economisti, ingegneri e insegnanti a causa del blocco per l'ingresso ai corsi di specializzazione. Lo Stato cerca di arginare questa carenza favorendo l’inserimento dei ragazzi direttamente nelle aziende tramite l’alternanza scuola lavoro. Una pratica che non sempre ha dato i frutti sperati, ma sulla quale il Governo continua ad investire.