Lo studio

Il livello di innovazione nei Paesi dell'Unione europea nel 2017

Secondo la Commissione europea, l'Italia rientra nel gruppo degli "innovatori moderati", definiti tali in quanto le loro performance sono comprese tra il 50 e il 90% della media europea

23 Giu 2017 - 11:36
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Annualmente la Commissione europea diffonde diverse analisi. L'European Innovation Scoreboard è tra queste e la sua importanza è notevole.

L'European Innovation Scoreboard è un indicatore importante per diversi motivi. Sia perché permette di quantificare il livello di innovazione di un’economia, attraverso l’analisi del rendimento di 27 diversi indicatori – come, ad esempio, le risorse umane (la popolazione laureata…), l’attrattività del sistema della ricerca nazionale (il numero di pubblicazioni scientifiche internazionali…), il livello degli investimenti in Ricerca&Sviluppo…– sia perché consente anche un’analisi comparativa tra le diverse performance.

Tra i Paesi leader dell’innovazione a livello europeo – l’elenco comprende Svezia, Danimarca, Paesi Bassi, Finlandia, Germania, Belgio, Regno Unito e Irlanda – non compare l’Italia: lo studio assegna al nostro Paese un punteggio (75,1) molto distante dalla media europea (102).

C’è un’aggravante, inoltre. Rispetto al 2010, non siamo migliorati affatto: la performance italiana è calata dello 0,2%. L’Italia rientra così nel gruppo degli “innovatori moderati”, definiti tali in quanto le loro performance sono comprese tra il 50 e il 90% della media europea (ne fanno parte, tra gli altri, anche Croazia, Spagna, Repubblica Ceca, Ungheria e Grecia).

Tutto ciò mentre l’Europa ha registrato dei miglioramenti complessivi: in un confronto globale, Bruxelles osserva che l’Unione europea ha recuperato terreno verso il Canada e gli Stati Uniti mentre la Corea del Sud e il Giappone restano ancora lontani.

In alcuni ambiti (dal punto di vista dell’attrattività del sistema della ricerca nazionale, degli innovatori e del patrimonio intellettuale) le prestazioni dell’Italia sono buone, mentre in altri ambiti (in termini di connessioni, di mercato finanziario, di supporto all’imprenditorialità e di investimenti aziendali) va peggio.

La Commissione europea ha diffuso anche un altro report – Europe’s Digital Progress Report –, altrettanto importante perché misura un altro aspetto dell’innovazione: il progresso digitale dei Paesi dell’Unione europea. Tra i tanti dati contenuti nel dossier, uno è particolarmente rilevante: nel 2016, il 37% della forza lavoro UE (data dalla somma degli occupati e dei disoccupati) possedeva un livello insufficiente di competenze digitali.

L’Italia è tra i Paesi nelle condizioni più difficili, con quasi il 70% della forza lavoro con competenze digitali basse o addirittura inesistenti. Il dato è preoccupante. Specialmente considerano la crescente importanza delle competenze digitali nel mondo del lavoro.

Secondo l’Osservatorio delle Competenze Digitali – l’analisi è stata condotta dalle associazioni Ict Aica, Assinform, Assintel e Assinter Italia –, nel triennio 2016-2018 potrebbero essere creati 85mila nuovi posti di lavoro che richiedono specializzazione in ICT, acronimo inglese che sta per Information and Communications Technology.

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