L'indice di fiducia

Il quadro economico dell'Italia, famiglie ora più ottimiste

Ma i pochi risultati messi a segno dal mercato del lavoro influenzano negativamente le attese occupazionali sia dei consumatori che delle imprese

28 Dic 2016 - 15:51

Molti indicatori, nonostante presentino ancora numerose lacune, lasciano presupporre che l’Italia abbia intrapreso finalmente la strada della ripresa. Il Pil nel terzo trimestre ha segnato un +0,3%, trainato soprattutto dalla domanda interna, accelerando rispetto alle previsioni precedenti, mentre gli ultimi dati disponibili parlano di un buon contributo anche da parte dell’export. Resta invece sotto osservazione il mercato del lavoro, che tra alti e bassi, non riesce a stupire.

Del resto anche il séntiment dei consumatori sembra indicare un andamento simile: al calo delle attese sulla disoccupazione, coincide un aumento dei giudizi positivi, sia sulla situazione attuale del Paese, sia sulle attese per il futuro.

In generale il clima di fiducia dei consumatori, rilevato dall’Istat, segna infatti un aumento a 111,1 punti contro i 108,1 di un mese fa. L’aumento maggiore ha interessato il clima economico (con un incremento da 127,6 punti a 133,8), al quale seguono il clima corrente e quello futuro (rispettivamente da 103,7 a 106,2 punti e da 113,8 a 116,2).

Come anticipato, l’Istat ha rilevato un miglioramento anche dei giudizi sulla situazione economica dell’Italia, passando da -53 a -40, e quelli sulla situazione economica della propria famiglia, da -30 a -25. I consumatori sembrano poi anche più fiduciosi sul futuro: le attese sulla situazione economica del Paese tornano infatti a crescere dopo sette mesi di flessioni, passando dai -20 punti di novembre ai -16 di dicembre. Lieve incremento anche per le attese sulla situazione economica della famiglia, da -5 a -4 punti.

Che gli italiani siano ancora abbastanza scettici riguardo il mercato del lavoro emerge anche dall’indice che misura le attese sulla disoccupazione, che passa dai 28 punti di novembre ai 20 dell’ultimo mese considerato.

Anche dal lato della domanda, nonostante gran parte delle stime lascino presupporre un miglioramento della situazione occupazionale del Paese, sembra regnare una sorta di incertezza a riguardo. Non a caso per tutte le tipologie di imprese considerate dall’analisi dell’Istat si registra un peggioramento delle attese riguardanti il numero di occupati: per le imprese del commercio al dettaglio si passa infatti da 26 punti a 14, per quelle di costruzioni da -11 a -13, per la manifattura da 3 punti a 2, mentre per quelle dei servizi di mercato di passa da 1 a -3.

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